Critica Sociale - Anno V - n. 4 - 16 febbraio 1895

CRITICA SOCIALE 61 della miseria, come saranno quelli, a cui, più tardi, soggiaceranno i poveri lavoratori lottanti per la loro contrastata emancipazione. A quei giovani il pano quo– tidiano non mancava, perchè, generalmente, non erano miseri operai, ma ciò che essi espone,·ansi a sacriftcaro era la loro riputazione di giovani sensati e probi, era la stima degli stessi loro cari. li sorriso con cui ,,eni– vano accolti, il cipiglio con cui erano guardati, volevano dire: malfattori inconsci. E l'autorità politica cresimu.va la sorda accusa colle pubbliche ammonizioni , alle quali però quei giovani correvano lieti incontro, perchè esso erano il solo segnale che imprimesse alla loro causa una consacra.::ione pubblica. E, rraltanto, il proletariato, del quale predicavano e vaticinavano la rigenerazione economica e morale im– mancabile, stava mulo; e la donna, di cui predicevano la. sociale redenzione nella famiglia. rinno\'ollata, nulla udiva o nulla. capiva. Non una parola di simpatia, non un atto di adesione. E non si scora.vano ! Potenza della fede! Fede, però, sorretto. dalla consapevolezza ehe il terreno, sul quale essa diventar doveva. cosa reale, esisle\'a: era. il terreno delle gramo condizioni insoste– nibili di miseria ftsiologica e spirituale delle moltitu– dini; era il terreno inaridito, su cui movevano le stesso classi dirigonli o che aveva sete di rugiada. moralizzante e di giustizia. In questa prima rase del moto, nessuna azione con– c-reta politica, nessuna pronida azione economica. Fu tutto un alito propagatore di principi, di idee, di aspi– razioni, di vaghe rorme semi•organiche; un discutere non particolareggiato, ma generico, non approfondile\ ma sfiorante la superficie di tutto lo cose e di t'..!tlo le istituzioni. Si abbordavano lutti i problemi - la patria, l'umanità, lo Stato, la proprietà, la famiglia, l'autorità, la libertà - ma non se poteva. risolvere al– cuno. Si consumava in estensione quello che consumar non si poteva in peculiari intensità-. Era. una larva d1 sintesi, una sintesi semplicista, piuttosto che uu·analisi generatrice di una. sintesi complessa e organica. Il ca– rattere precipuo di quel lavorio era. una spontaneità. espansiva, non una riflessione concentrata. Fu un largo vivaio di virgulti, non un giardino inglese ad aiuole studiate e a scomparti architettati. Tutto o quasi tutto, in quella rase, c'è in germe; nulla di sviluppato, di definito, di compiuto. t una gamma musicale, non un'armonia, nemmeno una me– lodia. Ma senza di essa, impossibili o melodia e armonia. Ogni fase - in tutte cose - ha duo parti specifiche: una. che avvizzisce, cade e muore, l'altra. resta e vive pe• renne. La prima è del momento, la seconda è della storia Non confondiamole: non scomunichiamo la. seconda, perchè dovremo rompere ogni comunicazione colla prima; non conserviamo bigottamente la.prima, perchò dovremo conservare all'umanità. la seconda. E quando il filosofo Trezza. scriveva la sentenza. che « chì non si dimentica. non progreiisce > voleva forse dire, o giu– stamente, che per progredire bisogna dimenticare quella parte dì sè che è personale e mutevole per ricordare invece quella che è umana e perenne. Quanti errori e quante inconscio colpe, allorchè si confondo ciò che confuso non va! E, confessiamolo, non è sempre facile il còmpito. Ed è per questo che nella vita. dell'umanità. lamentansi momenti, che velano agli occhi di non pochi il confortante, quantunque affannoso arrampicarsi delle genti su per l'erta. spirale umano, che più si sublima, più si allarga. O. Gsoccm \ 'IA.NI. an L'ASSICURAZIONE BBLIGATORIA cont•ro gli in.Cortu.nl del lavoro (Contrtbllto al prtulfmo COngreuo 111clettodallo Camera del la~ coro dl .Vi/ano}. Il prossimo Congresso degli inforlunii - pel fatto ~1!z!dd!J!o fo~~·~e~\~~ra3~\f e s~~~t~·~o ~?a:P)~~~-~= ll'ici - sarà il punto di partenza di un'agitazione sinceramente interessata ad esercitare tale pressione sullo Stato, che anche la borghesia italiana - ro,·– zata - dovrà concedere quelle leggi che provvedono in parte alla diresa del lavoratore. Non può essere impresa soverchiamente facile lo svezzare le nostre « classi dirigenti » dal coltivare .•• , lo mautma Spedita e vn·o: Gau,·a e bota ! Boia e galera! Ma l'entrata in iscena delle organizzazioni operaie assicura che sulla commedia, finora recitata da qualche centinaio di politicanti cucili a fil di rerro agli interessi dei capitalisti e trastullantisi ora con questo ora con quel disegno di « le~go umanital'ia », cale1•:\ presto il sipa1·io; e si inizierà una vera e coraggiosa campagna in favore di una legislazione protettrice del lavoro. Le pie illusioni di colo1•0 che nutrivano fiducia nelle parate dei dilettanti di filantropia, di umani– tarismo e d'altra consimili mercanzie ed in quelle degli economisti lavoranti a difende1·e ed a legitti• mare il bottino dei loro pad,-oni, ha1rno ricevuto l'ullimo fiero colpo da quel sotenno tentativo di mistificazione che fu il Cono,·essoin.ternazion.ale degli inforlienii del lavoro, svoltosi in Milano nello scorso ottobre e smaschel'ato dall'azione dei tre o quattro socialisti che Yi parteciparono. Del quale Congresso - punto peggiore dei prece– denti - un placido e colto studioso - non socia– lista - ha dato questo giudizio: Pur troppo noi eravo.mo illusi. Le due importanti questioni degli in(ortunii sul lavoro o delle assicura– zioni sociali erano solo il vessillo per chiamare a ra.c– colta li resto un com;en.::ionalismo, una strategia pre– concetta, un'organizzazione prestabilita, in \"ista di altri fini e d'una politica. industrialo; una scuola d'interessi, dalla rèclame por certe invenzioni ed istituzioni pitì o meno problematiche sino all'altruismo non puro richiesto per certi scopi economici. Quando i capi parla.vano si sentiva. subito, non l'o1>i– nione ùulividuale dello scienziato che vuol portare il suo contributo al problema do spassionato pensatore e studioso, ma l'opinione collettiva, il rappreseniante di un interesse nazionale, a cui il tema proposto al Con– gresso non ser\'iva che d'occmione per esporre idee in vista del tornaconto e del programma industrialo della propria nazione. Gli appia.usi stessi di va.rii intrapren• ditori non certo disinteressati nel dibattito banno lar• gamente sottolineato tali tendenze. Le parole: tutto pet• il bene ilei laooratori, noi le abbiamo più volle sentito echeggiare nel ridotto della Scala; abbiamo sentito che si voleva pace sociale, prov• ,•edere ai mali d'una gran parte della società, tra era convenzionalismo stile secondo impero, quale fu egre– giamente tratteggiato da. Vittor llugo o dallo Zola, e sotto le parvenze delle riforme pur troppo ha fa.tto capolino tutta la. brutalità degli egoismi nazionali. \ 1 ) (1) ,uv. P. LAUlt.14, llgiurt114 1.•rasc. di non!mbrel69!. Genou.

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