Critica Sociale - Anno V - n. 4 - 16 febbraio 1895

CRITICA SOOIALJ!: 59 tale è la sua rea natura, tanta la. potenza della sua. organizzazione, tanta l'audacia. dei suoi propositi, che fa mestieri riunire tutte le forze conservatrici, per arrestarne i progressi ed impedirne con felice successo il trionfo. Di queste forze prima e principalissima fra tutte è la Chiesa: senza di essa riusciranno vane od insufficienti le leggi più severe, i rigori dei tribunali, la stessa for:ia armata .... Osteggiare pertanto la. reli-• gione è privare l'Italia dell'ausiliare più potente per combattere un nemico che diviene ogni giorno più formidabile e minaccioso. La guerra ratta al papa. vuol dire per l'Italia, al di dentro, divisione profond.1 tra l'Italia officiale e la gran parte degli italiani veramente cattolici, e ogni divisione è debolezza.; vuol dire pri– varla. del favore e del concorso della. parte più schiet– ta.mente conservatrice .... Se noi denunzia.moancora. una volta il pericolo, non altro ci muove che coscienza. di dovere e carità. di patria .... > Queste parole oggi paiono profetiche, tanto Leone XIII vedeva cbiaramente lo stato di dispe– razione, a cui presto o tardi la borghesia abbando– nata a se stessa si sarebbe ridotta! Sarebbe venuto il momento in cui la borghesia avrebbe dovuto ravvedersi e in cui la rappacificazione si sarebbe imposta alle due classi per la comune salvezza. Gli eventi hanno precipitato innanzi tempo e, mentre la crisi e la miseria spaventose s'avanzano e nell'avauzarsi ingigantiscono, la borghesia, scre– ditata agli occhi del popolo e sfiduciata di se stessa sotto l'incubo delle proprie colpe, già invoca tre– mante e contrita il soccorso. E il vecchio massone, cui giovava anche per in– teressi suoi famigliari lo sfruttare il momento sto– rico, porta col discorso di Napoli (10settembre 1894) il verbo della conciliazione e il ramoscello d'olivo alla classe sacerdotale. e Oggi più che mai sentiamo la necessità. che le due autorità., la civile e la religiosa, procedano d 0 accordo per ricondurre le masse traviate sulla via della giu– stizia. e dell'onore. e Dalle pili nere latebre della terra è sbucata una setta infame, la quale scrisse sulla sua. bandiera: nè Dio nè capo... Stringiamoci insieme per combattere cotesto mostro e scriviamo sul nostro vessillo: con Dio, col Re e per la pall·ia ! • Alle parole hanno tenuto dietro scambi reciproci di cortesie e di favori. La nuovissima santa al– leanza contro il proletariato è dunque conclusa. per quel che le gelosie internazionali concedono e per quanto i patti st conservino avvolti nel mistero. E il movimento in questo senso non è solo italiano mioe:icigef; classe sacerdotale ha confermato an– cora una volta che tutte le sue ostentate premure per gli umili non sono che simulazioni interessate, imperocchè è evidente che non è da chi vuol più di tutti conse1·va1·e che i bisogni degli operai ot– terranno una soddisfazione, come non è rassegnan– dosi alla propria sorte> che essi giungeranno a mi– gliorarla. E non poteva essere altrimenti. Una religione, nelle sue condizioni normali, non può essere rivo– luzionaria. O, se è rivoluzionaria nel suo sorgere, come il Buddismo o il Cristianesimo (rappresen– tando allora una forza economica antagonista colla dominante), non tarda però a manifestare col trionfo la sua natura conse1•vatrice e reazionaria. Però, schierandosi dalla parte del privilegio, il Cattolicesimo ha segnato la sua sentenza di morte. Seguendo le sorti della borghesia, cadrà con essa. Il Cattolicesimo ha sopravvissuto alle varie rivo– luzioni adattandosi di mano in mano come proteo all'ambiente, ma però ogni rivoluzione non ha man– cato di indebolirlo sempre più. E se oggi apparen– temente ripiglia vigore perché agli increduli della riccltezza /ìglia del lavoro v'è chi trova comodo rispondere: Deus nobis haec otia fecit> nondimeno ciò sarà per poco, in quanto che non sopravviverà alla lotta tremenda e suprema che andrà ad impegnarsi tra proletariato e borghesia e che finirà colla scomparsa di quest'ultima come classe. Allora l'adattabilità del Cattolicesimo sarà esaurita. Forte finché l'interesse d'una c1asse dominante ne alimentava la vita, esso soggiacerà col cadere della sua missione storica. Quando ogni domiuio e soge-ezione di classe sarà scomparso e i lavoratori tutti formeranno una sola classe di liberi e di uguali, allora altri sentimenti di gran lunga più civili e benefici - la solidal'Ìet..\ e il progresso umano - avranno forse sostituito le religioni p01· sempre. (') DOMENICO SPADONI. (') Lo Spadoni tratteggia benissimo, a nostro avviso, la linea generale del fenomeno della santa alleanza, quale ci si disegna in Italia avanti agli occhi. Solo è forse lecito domandarsi se l'assumere oggi la. borghesia - massime italiana - come una. categoria. ~ociale unica, come una massa. solidale di fronte ai problemi politici, economici e religiosi, corrisponda a.quella realtà delle cose di cui il nostro amico è scrupolosissimo ri– cercatore. Lo Spadoni scrive dallo Marche; dove certamente la scissione della classe possidente in due sotto.classi, fra le qua:ti è conflitto d'interessi e quindi di idee, una classe più propriamente industriale e di proressionisti e un'altra classe di proprietari terrieri, continuatrice od erede o subentrante in luogo della vecchia. classe feudale, o non è visibile o non si presenta con la stessa perspicuità con la quale comincia ad appalesarsi in altre regioni. Che cosa vuol dire che oggi, nell'alta. Italia per esempio, un partito essenzialmente borghese come il democratico scende in lotta spiegando bandiera. anticlericale contro la coalisione dei moderati e della sacrestia 1 Non vogliamo dare eccessiva importanza a. questa apparenza di cose. Crediamo anche noi che il periodo dell'anticlericalismo teorico e dottrinario sia oltrepas– sato per sempre e che ornai la religione debba aspet– tarsi il colpo mortale, più che da predicazioni astratte, dalle conseguenze della evoluzione economica. cui a.e• cenna lo Spadoni chiudendo il suo scritto. Osserviamo soltanto che la. divisione della borghesia. in due schiere, l'una che rincula verso il passato, l'a.ltr& che o man– tiene il suo posro o qualche cosa.concede alle necessità. dell'aVYenire, è un fatto che i socialisti studiosi non debbono preterirc chiudendosi nel semplicismo di una rormula troppo assoluta e troppo elementare. al&~ ;~W!~Ìi ~~!lt~~~~ ~ie11:c~~~t~ 1 : I~? ~;;i~t:i~tQ~~ abbiamo voluto soltanto ricordarla. LA CRITICA. LA MARCIA DELLE FASI La prima. Non mi rammento nè dove, nè quando, ma. so che Jules Simon scrisse un •giorno questo pensiero, che mi pullula e ripullula intermittente nel cervello guardando e partecipando al moto delle cose e delle genti: Nel– l'attuale no,tra ,ocietà, tulli dei,ono, o camminare o co1·rere;chi si ferma, è perduto. E come tante altre

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