Critica Sociale - Anno III - n. 15 - 1 agosto 1893

CRITICA SOCIALE 235 supern o lo travolge, non ha assolutamente nulla da rare con una rh·olu1.ionoeconomico-sociale. li fiume rimane sempre lo stesso: anzi col fatto che al Réclus od a G,·egarto sembra rh•oluzionario (il tr:wolgimcnto dell'osta.colo) il fiumeritorna ~tta• monto alla J?OSiziono cd al corso di prima. E una 1•h•oluzionom senso invei-so, che, invoco di conti• nuaro o compiro un mutamonto iniziato,lo arresta o lo distrugge. Una società 1·i\'0luzionata, in,•oco, ò una società 1·inno,,ata. E torniamo a ripolcl'lo: su questo con– cetto t>H1 complesso di rh•olu1.ioneapplicata ai corpi orgnmci, non ha, non può a,•er'C alcuna influenza fu~~~~~~o i!: :.f,~~~~~o 0 p1::l"~1; 01 :f:i'!~t~ 8 ~ !!10~ esserlo. La ,·iolenza può essere o 0011essere rirn– Iuzionaria. sono due concetti affatto indipendenti l"uno dall"altro. Dico o,·eow·to .- Chi vorrebbe chinmare col nome di l'ivoluzione la rottura del bo1.1.olocho la farfalla ~~wtg,,rs~\fcloe;s~~(l~~t~,la I~~~ ~ll~ifi~r~~~~:6 ultimo di una rivoluziono gii sostanziai monto com– piuta. Mn non è appunto In stessa cosa quando, nell'evoluzione di una sociota. « In forza minacciosa della clrussc che sale vinco la bar1iora che si opr,ne f~r:1°~:t: ;,:r~1i~~" òa§l~.;~·~-~ 1 -s,;~ 1re l >uò schiuder le ali ed entrare in una nuon\ vita; a sua rh•oluzione consistette nolracquisto graduale, ossia evoluth·o, delle condizioni obiotth'e e subiet– lh·o di poterlo fare; noi dit:eni1·e farfalla volante, o clnsso dominante, non nell'esserlo dtcenuto. Ciò che sembra all'osservazione grossolana una 1·ivolu1.ione, non è che il compimento, il termino di ossn, In sua soluziono. r..n 1•1voluziono allora non com.1ncta; ma anzi /intscc. E no comincia un ·altra. Tutto ciò che nasce - bruco, farfalla o società - co– mincia al tempo stesso a moriPc. ì\"ol non crediamo, perciò, cho ,•errà giorno in cui di 1froluzioni non potrà più p.1rlarsi nella so– cielil; in cui non Yi saranno cho o,•oluzioni. Nulla. ci a.utoriu.a a. pensarlo. E,•oluliono o rh·oluzione sono duo concetti correlativi. :\In G,·euario pensa che, raggiunta la completeu.a organica della societ..l, non ,wvo1·ranno pili 1·ivolu1.ioni, perché le rivolu– zioni che avverranno non avrnnno« !COSSO, violenze, 1·uino >, non s.1.ranno che rh,olu1.ioni « nel campo m~mlo ». E sompro il concetto da noi combattuto: cho non vi sia rh•oluzione sen1.a violenza. Cho cos'è d'al– tronde il « campo morale > so non il ritlesso di condizioni materiali, mo,•enti o mutanti? Jo: con ciò - ci sembra tcm1>0 - chiudiamo a catenaccio la discussione. f.,A CRITICA. ANCORA PER IL DIRITTO DIVIVERE Ad ogni essere umano solo J>orchòtnlo od, n maggior mg\0110 1 agli indil'idui non disntlntu alla vita.sociale do• vrobbo essere auicum10 un mi11imtwi di mozzi di sus– sistenza cosi da rendere PoSSibilo n ciascuno insieme j!on la propria la. conservazione della specie. li principio è d·un& e'f'idenza intulti,·o. - negatelo, ed a,•reie condannalo ,·oi stessi. lo ragioni della ,•oslra esistcnu e quelle dell3. convlvcn1.a umana. - Eppure cotesta leggo rondamentalo della vita non ha tro,·ato no· sistemi sociali applicazione concreta, normale, co– stante. Oggi Il diritto di ,·ivoro, anche inteso nel suo signi– ficato più grossolano, è una mou,rora., o In nostra civiltà \.:J o tj arco è, preu·a poco, tanto lontana dal~avcrlo tradotto in realtà vi\'& ed operante, quanto ne sono lontani le tribù selvagge o I popoli semi-barbari. In sono allo nazioni cosidette cioili, lo energie indi– viduali 81 esauriscono lottando non tanto contro 13.na tura (sullo cui rorzo dovrebbe esort>ltarti quell'aziono di sl'l'uttnmonto che oggi è rh•olla nll'oppro@siono delle mo.sso), quanto e p1·inc1jJalmc11tc, oniro gli oatacoli creali d11. oondlzioni artificiali della vita. sociale. - E tutto ciò por conquistare che cosa? l'cr non morire di ramo. f; la ,•erità; una ,•erità desolante che dovrebbe susci– tare, anche negli animi più fiacchi, impeli di ribellione e di protesta 1•or rendere meno se•ero Il giudizio ine– sorabile, e pur giova sperare ,•icino, delln. storia. Che cosa rimane de· pomposi nomi di /1-alcllan:a e uma11itl,, quando l'immensa maggioranza dogli esseri è costretta a soppollire nelle poeticheidealiltl doll'opa gli alti fini dolln ,·ito.l Al dritto di l'ivoro consideralo noi suo contenuto materialo corrisponde il dovere di npprostaro agli or– gani, destinati alla elaborazione de'clbi, un quantitath·o di alimenti commisurato alla rona di asslmiluione di cui gli organi stessi sono dotati. On, mentre da un lato anche il consenso so1,ra un punto cosi essenziale della ,•it& indi\'ldualo o della convh•enza non ha oggi che il valore di un·aspirazione pln.tonlca; dall'altro la ,·ila, intesa nel significato più completo, si Integra \'eramenle nello sereno o conror– talrlci ltlcalità dello spirito e nello.disciplina educatrice dell"inlellotto. Ecco perchò gli interess a.ti a. consor..,are l'attualo di• sordine di coso, vanno prcdi<'ando do.socoll cho Il vane qIwti<lia110 do,·o esscro consideralo corno un premio, un& rortunn. ed una grazia riserbata a pochi, come qualche coaa di cosi privilegiato che chi no resta senza non debba dolersene. Vedete quell'uomo aduslo dal sole. che, secondando con meccanico impulso la rona bruta ch'egli guida, si affo.Uca sullo iolle altrui recondandolo col sudore della sua. l'l"onlel Egli si ò coricalo icr sera estenuo.lo ctl affranto senza altro conrorlo, tranne un cibo grossolano o insufficiente, cho la. propria ignoranza e la propria stupidità; all'alba egli si ò alzato J>or fare qu ello elio ha. ratto Ieri. quello che rarà. sempre ftnchè gli regga.no lo forzo; la,· ora.re, luoraro corno un bruto senz'altro conrorto, tranne un cibo grossolano e insufficiente, cho la propria Ignoranza o la propria stupidità.. È quest'uomo cho "i porge l'imagine della. vita! Penetrato nelle \'isccre della terra. Vedete quell'uomo rompere, carponi, la.roccia che lo invoste o lo schiaccia 1 Egli vh•o in una notte perpetua, como un cieco, a cui nemmeno la speranza di riposi ristoratori o di conror– iatricl nglo.tou:o ronde mono ingrato e torrnor.toso il lavoro. - Sempre cosi, tlnchè la mo.lnttln o la rntica. non lo uccida. Ed ò quest'uomo che ,•i porge l"imagino della. \'ila! Molti nemmeno sudano sulle zolle l\Jtrul; non pene– trano nelle viscere della terra. per rompere la roccia che li lm·eate e li schiaccia; nò si chiudono, docili ed inconscio \'illimo di un sistema lirannico, dodici o quat– tordici oro al giorno rra lo mura di un oplftclo ch'è spesso la loro tomba, per contrastare alla. ingordigia e alla. rapilH\ quollll. parte di bottino ch"0 Msolulamente necessario. por assicurare agli stessi sl'ruttatorl il pr<r dotto dell'altrui lavoro. Sono quel molti che domandano

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