Critica Sociale - Anno III - n. 8 - 16 aprile 1893

118 CRITICA SOCIALE Noi diciamo che una legge è mgiusta, che una forma di sfruttamento è iniqua (rn verità inique so11tutto), cho razione del 1>0tore p;olitico organiz- 1,ato è contraria al diritto. 'l'utto ciò pare che con– fraddica alle cose dette; e non è. C.Ome ,adunquo succedo? Come si spiega e cho cosa vuol signi– flc..11'0? Questa indagine è interessante assai, ma disgra– ziatamente è anche lunga. Pure, giacchè ho la penna in mano, ne profitto 1>0rdirne j>OCho parole, e in cambio dello spazio cho ,•i rubo vi 1>romettodi dii' meno corbellerie. Ecco. lo suppongo una societ..\ i cui membri siano e vivano in istato di pe1·fetta eguaglianza. In questa società il diritto, se pur vi esisto, è quello che è, o a nessuno viene in mento di c1"0derlo un'alh'tl. cosa. L'eguaglianza della quale godono tutti gl'in– dividui li mette al sicuro da ogni tentazione, e chi volesse faro una costruzione motaOsica del concetto del diritto lavorerebbe in pura. pe1'tlita. Ma questa età dell'oro, se han potuto festeggiarla i poeti o gli uomini pl'imith•i, non è mai esistita vemmente. Sono invoce esistite delle societ:.\ in cui unn classe ha asservito completamente l'altra, to– gliendole are, armi e sostanze e molte volte anche la memol'ia. In queste società, meglio e più chia– ramente che in altre, il diritto ò l'espressione della forza che domina e intende alla conservazione del pri\•ilegio economico e politico. Il diritto è lo stesso comando, la stessa legge; tus a tubendo, od una cosa ò utusta o tngtusla secondo che ò conforme o no al dil'itto. La possibilità di un dil'itto supc- 1•ioroalla legge, la possibilità di una giustizia che si misuri ad altra stregua non ò concepita né con– cepibile. Ma quando nella classe asservita si desta la co– scien1 .. a. dell'esser suo, spunta immantinenti la lotta di classe, e nella lotta si s,•iluppa e si afferma una forza nuova che reca in seno I germi di un diritto ::~I 0 ~,~~:f ~i:~~i~ t ~~~::;1rtdi~g~i dominatori: « Voi ci opprimete e ci spolpate; ci nvoto tolto ogni cosa e non ci avete lasciato nep– pu1'0 tanto che basti a nutrirci. Noi IM•oriamo, noi c1·eiamo la ricchez1.a, noi conco1·riamo alla difesa dol territorio, noi ~apportiamo molta pa1·te, so 0911 tutti i posi dello Stato. E intanto i nostri interessi sono disconosciuti, nessuna pa1·tecipazione ci è fatta al gm·orno della cosa. pubblica, dal quale le vostro leggi e i \•ostri giudici Cl allonta.nano inesorabil– mente. Questo leggi sono ingiuste, questi giudici iniqui, il diritto vostro è disadatto a comprendere <1ueslanuova for1,ache noi 1-a1>presentiamo.Bisogna mutare, riformare, abolire •· E cosi si manifesta. la lotta. L'uno contro l'altro stanno il diritto costituito e quello che ,•uol costi– tuirsi· ma l'uno e l'altro son formo diverse d'inte– ressi Q di forze dive1'Se. In fondo sono gl'interessi • che lott..'\no, il diritto è una bandiera che non va scambiata coi combattenti. Stol'icamente questo dissidio Onisce colla vittoria dell'una classe sull'altrai ma non é finito ancora che un altro ne incomincia o si viene esplicando .collo stesso processo. uit:1~::~'\~=~~~1>~enf~ 1 s~~ %~~1'5~1~:::~p~ dir'itto si conciliano, ma senza farsi conce.'J.Sioni re– riprochc, se111..a perdei-e nulla del loro ,•igore. Al– lora sorgono i concetti negath•i o relali,•i del ne– minem. laedere, del suum- cttfque trtlmet·e, del– l'aequftas, della ,·ecta ,·atto, della m·ov01•tfo, con– cetti puramente formali. dovo nulla é accennato del contenuto vol'o e reale del diritto o che possoi.10 sorviro indiffe,·entemento a dio e nl diavolo. E.ssi non ci apprendono né possono apprenderci nulla, corno il cappello nella bottega del cappellaio non ci dico se gai,\ portato da un cretino o da un uomo di genio. Noi diciamo che un 01-dinamento, che una logge sono ingiusti quando ledono noi stessi, non quando ledono l'equità., il che signinca che per termine di paragone noi prendiamo il diritto come lo pensiamo noi, come lo sentiamo noi, come cor– rispondo ai nostri interessi d'individui o di classe. Tutto le forme giuridiche non sono quindi che alt,-ettnnte manifestazioni esteriori della lotta delle classi. La storia non è, come dice Bo,·io. il pensiero che si e,•oh'e, ma è la storia della lotta delle classi, la quale ha una base esseuzialmfnte materialistica e si origiua da due bisogni iudeprcc.'\bili. quelli di mangiai-o o di amare. E se per combattei'O 9.uesta lotta occorl'ono delle armi od un'insegna. il diritto. ciò non vuol dire che il dil'itto sia.qualche cosa di ~~ 1 ~:~1c~r,;i ig~!:E'cl~:~:o a li~:~:1ti1:aNg1'?e c~~ cui ho parlato innanzi, che può cl1iama1·e intorno a sé piu numerosi combattenti e pii1 fedeli. E dopo ciò, se il socialisrrio combatte il presente' ordinamento economico. a me paro che faccia uso del suo diritto: niente di più e niente di meno. Esso è una fo1•1,ache si contrappone ad un'altra, e se questo non piace ai difensori del giure naturale non sappiamo che farci. La cosa sarà una birbo– nat..'\; ma è cosi o non può essere altrimenti. E qui Onisco, caro Turali. Se continuassi ancora, voi sareste capace di dirmi che non ho il dt,·ttlo di secc.'\1'0la gente, e non avreste to1·to. LUCIO. NB. - Con questa. lettera di Lucio - che illustra, con tanta luce di stile e d"imagini e passando in rassegna. tutte lo maggiori obiezioni, il concetto al quale ade– riamo - ci paro che la polemica si chiuda da sè. Un nostro collo {l,bbonato,che flrma Jagoff', ci scrisse da. Partinico, esponendoci come il diritto non sia. in rondo che la condizione stessa. dell'a.ssociazione, la qual<i''ao– drebbe in malora ove a ciascuno si negasse lapropria parte di benessere sociale, ove lUtti lcdeue1·0 cia.scuno; ma appun1O nel determinare qual sia la propria parte, dovo cominci la le1io11e, è qui dO\'e la questione ripul– lula. cotesta detlniziono equivale a dire che non~v·è società senza un certo, per quanto instabile, equilibrio lii forzo, un certo rispetto mutuo rra i soci: il contenuto è sempre un contliuo di rorze. /a9o{f))ensa che.questo ~~!~1i3;~~s1i ~'~,~~i~ s~~~f:c~~i 1~1~~0 cfi·t~~~~ed: 1 ·~.c~: non all'influenza del diritto, chiamiamolo cosi, 11alu– t·ale1 • - Chi11miamolopure cosl, se vi ra piacere: sono questioni, lo dicemmo già, di nomenclatura. Ma. riman~a :Sc 8 1~:.~;e~~:n~~~~~11:1o~~-:O t~l 1 :n~: 1 p~ 1 ri~&d~h~fl se vuolsi, a concetti morali sempre più alti, ò tutt'altra cosa e ben più salda. del diritto naturale aprioristico, sognato dai metafisici. LA D1R1mos1t. Ilpassato e l'avvenire della « lotta diclasse » IN INGHILTERRA<'> I. La cosa più importante pel paesaggista è di sa– persi seder~. insegna,•a Claudio Lorrain: perciò la scelta del punto di vista, prima di accingersi a stu– diaro un pnose di contrasti e di anomalie come l'ln– ghilte1·1-a, è cosa di prima necessità; altrimenti, come ga1-antirsi dalle illusioni Che sarobboro il risult:tto (') QUf!~ti artlMll, col qu111i l'erudito pror ..11~nre 811hloll della Unlv ..111l1A di l'lll .. rm()Jn,.u,rura un11 f'0lh1hor:u1Unt', di" 111wrl11mo rr .. 11u,.ut ... 11111'1 0t1,1ca Sociale. conttnu1l110 In ".,rrn mo,to .. eorn- !:!;;Jt~~1~:;,!à1~~~~ ~\!/c!°~r--=:n~~!:.\e:~~•::1~lu~~oe •~~~-~fl'~~t~& perduta Il tornarvi topn.. lNOl(J della CtUTIC• Socu.Ls),

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