U. Zanotti-Bianco e A. Caffi - La pace di Versailles

— 245 — •colto di tutta la penisola, debba essere votato alla scomparsa e all'assorbimento da parte delle popolazioni meno evolate in mezzo alle quali vive. I l fatto che la popolazione romena di Macedonia-non è ripartita in meno di sei gruppi principali, distanti gli uni dagli altri e facenti parte dopo la divi– sione della Turchia d'Europa, di Stati differenti, ha per conseguenza che le loro giuste aspirazioni possono a rigore sopportare soluzioni diverse, secondo i casi, alla condizione, tuttavia, che esse garantiscano l'individualità etnica dei Romeni. In seguito alle frontiere fissate a Bucarest, nel 1913, la Serbia comprende uno dei sei gruppi principali (quello di Bitolia o Monastir); la Grecia tre (Me- glene, Veria, Pindo, Tessaglia) e l'Albania due (Musachia e Coritza); per quanto riguarda la Bulgaria essa ha ugualmente alcuni gruppi di Macedo-Romeni sul suo territorio, ma di minore importanza. Di questi quattro Stati è fuori dubbio ohe quello entro le frontiere del quale può più liberamente svilupparsi il romenesimo, è l'Albania, se l'ordine vi si stabilirà. E ciò risulta dalle tradizionali relazioni di costante amicizia che Albanesi e Romeni, vivendo in contatto, hanno sempre mantenute, e dal fatto che non esiste sciovi– nismo ed esclusivismo tra gli Alberesi, come esiste tra gli altri popoli balcanici. Dimodoché i Macedo-Romeni fanno voti per una estensione che sia il più possibile vasta, dell'Albania, la quale facilmente potrebbe comprendere la più grande parte del vilayet di Monastir {Bitolia) nel quale, sia detto di sfuggita, Velemento serbo neppure quasi esiste, ed il Pindo essendo abitato (1) quasi assolutamente dai Romeni detti Kutzo-Valachi, in numero di più di 80 mila, mentre che la maggior parte dell 1 Epiro è abitata da Albanesi. Perchè una razza non scomparisca. Quali si siano, del resto, le frontiere che la conferenza di Versailles traccierà nella Penisola Balcanica, e qualunque la ripartizione dei Kutzo-Valachi tra i vari Stati, essi si credono in diritto di richiedere altamente, in virtù dei principii proclamati solla libertà dei popoli, che i sei gruppi principali che noi abbiamo citati, costituiscano, ciascuno negli Stati a cui apparterranno, alcune provincie o un cantone autonomo, aventi un potere amministrativo nazionale, assistito da un certo numero di rappresentanti nel Parlamento del paese del quale faranno parte Questa sarebbe in piccolo una condizione press'a poco simile a quella che aveva la Croazia sino ad oggi nel regno di Ungheria. In questo modo solamente i l diritto dei Macedoni a una vita libera sarebbe quasi una realtà, giacché essi potrebbero almeno per una vita locale indipendente conservare la loro lingua, gli usi e i costumi e tutto quello che costituisce i l •patrimonio nazionale che i loro avi han loro trasmesso. Per quel che concerne gli infiniti gruppi di minore importanza di quei sei che noi abbiamo citato, e per l'uno o l'altro di questi per il quale ostacoli insormontabili si opponessero alla soluzione dell'Autonomia cantonale, i Kutzo- Valachi'domandano almeno l'estensione dei diritti riconosciuti nel 1914, dalle dichiarazioni annesse al trattato di Bucarest, a tutti i gruppi macedo-romeni, qualunque sia la data della loro unione allo Stato del quale fanno parte, aggiun– gendovi l'autonomia comunale nazionale dei villaggi in maggioranza romeni, e cioè i l diritto per questi di amministrarsi liberamente da sè stessi, nella laro propria lingua in quel che riguarda gli affari locali. Inoltre sarebbe conveniente prendere tutte le possibili garanzie per la leale.applicazione dei diritti consentiti. Senza insistere sulla parte statistica della tanto ardua quistione, quando si tratta della Penisola Balcanica, mancando i dati serii, e abbondando le male fedi, moi ci limiteremo a constatare che si tratta qui d'una popolazione che in tutti i (1) In questi giorni i borghi e i villaggi romeni del Pindo hanno inviata, di loro iniziativa, una commissione a Roma per domandare di essere incorporati •all'Albania.

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