« Ma l'eresia assurge a dottrina, l'atto individuale di rivolta pervade delle sue perdizioni sataniche le folle; gli scioperi composti di piccoli gruppi rassegnati ad incrociare le braccia, diventano insurrezioni decise delle grandi masse che si costellano oltre la fabbrica, la provincia, la nazione ad assalire nei suoi covi il nemico, affrettarne la disfatta, la resa a discrezione di cui ci è dato di presentire la fatalità e la scadenza. « Anche qui (da parte nostra) la rivolta individuale, l'insurrezione collettiva, la rivoluzione». Ma dal principio del 1920, in cui queste parole furono scritte, ad oggi, le cose sono cambiate di molto, in peggio, e la resa del nemico che allora appariva vicina, è oggi più lontana ·che mai. Tu ben sai la psicologia rivoluzionaria dei maggiori popoli europei, di quel tempo. Erano le masse che spingevano i partiti alla rivoluzione, che li obbligavano ad essere o fingersi rivoluzionari. Allora in Italia erano rivoluzionari, a modo loro, anche i preti. I socialisti, un po' per forza un po' per amore, un po' per speculazione elettorale, cianciavano anche loro di rivoluzione. La socialdemocrazia era costretta a bere o ad affogare nella montante marea rivoluzionaria, per cui essa seguiva l'andazzo generale sperando se mai di potere cristallizzare le rivolte delle sue indocili masse in una Costituente borghese. E i repubblicani erano pronti a battersi per la loro repubblica. 1923 !!! Ora, invece, le masse sono sfiduciate, traviate, passate, in parte, alla reazione. Edotti dall'esperienza di ciò che successe in Russia e in Germania, nessun partito autoritario vorrebbe ora avventurarsi in una rivoluzione se non è antecedentemente sicuro di poterla portare col guinzaglio del suo programma e di accaparrarne la vittoria per assurgere al potere. Questi partiti autoritari non furono mai, come ora, avversi alla rivoluzione. Ed essi detengono le masse senza il cui intervento la rivoluzione è impossibile. 59 Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==