emancipazione di produttore sfruttato, ma il suo riscatto confida e chiede allo sfruttamento, allo spionaggio, al furto e alla frode legale; poichè gli manca il coraggio di sfidare la legge; lo chiede al lupanare, alla taverna, al lotto, al privilegio, alla violenta partigianeria politica, alla guerra: a tutto fuorchè all'abolizione dello sfruttamento e dell'oppressione, alla rivoluzione e all'anarchia. Perchè se il proletariato fosse veramente stato mentalmente e moralmente emancipato, esso avrebbe già fatto la sua rivoluzione; e, se lo fosse ora, ora farebbe la sua rivoluzione. Perchè delle due l'una: O il proletariato è più forte delle classi sfruttatrici, tiranniche e corruttrici e ha per natural giustizia e per funzione sociale il diritto e la ragione o noi abbiamo torto, siamo in errore condannati dalla forza stessa delle cose, e dobbiamo arrenderci e riconoscere la necessità del padrone che sfrutta, del governo che opprime e del prete che inganna. Ma noi sappiamo che la prima delle due ipotesi è la vera; non è vero? E allora, se è vero che gli schiavi hanno maggior forza fisica dei negrieri e dei loro aguzzini; se ragione, ·diritto, e salute sono in noi e con noi; se ogni povero anela di emanciparsi dalla bestiale fatica, dalle angosce e umiliazioni a cui la società dei ladri danna ogni uomo che suda il suo pane, e per tal fine ricorre a tutti i mezzi di cui è capace, che sa, in cui spera e confida - anche ai più ignobili, violenti ed erronei - divenendo in tal guisa cieco strumento dei criminali della borghesia a cui inconsciamente egli s'immedesima e perpetua; se è vero, infine, che le istituzioni rivoluzionarie del proletariato degenerarono o furono soppresse: a noi rivoluzionari spetta il compito di studiare le cause, i fattori e gli elementi di questo fenomeno sociale, di penetrarne l'intima natura, e di fronteggiarlo come richiede la nostra causa e il suo fine supremo. L'Adunata dei Refrattari, 17-11-1923. 45 Biblioteca Gino Bianco
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