31 eom' era da pr·evcdere, non si apl'ivano, gli at•ro.. )amenti non segui vano. Simili colpi , ove non riescano, non fanno che scoprire la nudità del paese; e voJere con mezzi effimeri o troppo sproporzionati conseguire de' grandi fini non è eroismo ma Don.. chisciol tisrflo. xvu. . Il volgo h;noranle &o che appJauùe agli alli ed nlle parole di un Ministro, che esprimono ardimento, poco curando che sieno ragionevoli o no, se bene o male ne incoglie il suo paese. Ella è sublime cosa , si va dicendo, non disperare di una nobile causa, mo. strarsi inta·epidi in faccia al pericolo, pochi contro molli~ morire sulla breccia. Sì, ciò sta bene; ma sono élssai diverse le parti di un privato da quelle di un uomo di stato cui è affidata la direzione e la salvezza della patt·ia. Il privato agisca come gli talenla; il gTegario si slanci contr·o le baionette nemiche per inconlrarvi una certa morte: egli non sagriiìca che sè solo; forse il suo esempio è utile, noi lo ammireremo, lo proclameremo un eroe. Ma l' uomo di stato debb' esser simile a un condottifwo d' eserciti , il quale tenta vincere con le battaglie, se non può vincere, non fa macellare senza speranza di vittoria le squadre él lui affidate , ma si ritira ; viene a patti col nemico se occor-ra; si riserva per tempi migliori , e a meno avver·sa fortuna: non potendo salvar~e l' esereito colle pugne lo salva cogli stratagemmi ; non potendo salvarlo tutto, ne salva una parte; cccii n l'entusiasmo negli Altri, e lo dirige senza esserne dominalo; gli set·ve di strumento, ma non n· è schiavo; in mezzo ai maggiori pericoli conserva calma Ja mente, e vede il meglio da fare; in nessun caso rassomiglia al giuocatore diiperato, che , gettando sul banco gli ultimi avanzi di una rovinata fortuua, gl'ida: o tutto , o niente. Così il miuislca'O non J)Otendo salvare la Causa Italiana doveva pt·efel'ire di salvare gli Stati Romani pr·eservandoli da una inY~sione per mezzo della pace ; e combaU.endo
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