Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

E LA ~IINORITA'. 93 li1>erta , quando poterono trasformare in 1eggi ' i più bizzarri loro capricci; a togliere la volontà del popolo · come ~upremo giudicatorio di tuili i dritti , quando poterono qualificar per popolo quel pugno di fanatici o ·miserabili ra~granetlati lor-o attorno dal favore o dalla pecunia , e c1clle cui voci essi erano arbitt i niente meno che delle proprie. E tutto questo, come dissi, va da se, è 'naturalissimo, sono le necessarie conseguenze dclJe ·rivoluzioni ~ alteso tn qualità delle persone che le fanno ed i1ìni perchè si fanno. · Or questo ~- un punto trepidissimo e tremendo per rma Società nel cui me7zo una rivoluzione anche utile sia seguita; è un ·punto ' da'l quale · dipendono i suoi a estini, e· potrebbe eziandio dipendere la sua vita. Percioccbè se la gente onesta trova buono il fano, lo accetta sicuramente -e votrà · applicar .,, animo a giovarsene modificando , se vi piace, non pore ·te istituzioni , wa anche i propri ··sensi. Che· se f buoni si cangiano in quel che' non erano, i tristi testano in tutto e per tuffo -quel che erano, cioè rivoll'osi, -e che non possono che volere il torbido e il buio per pescarvi quà'lcosa. Quinci la suprema necessità 'di -sequestrarli ·dal potere, ca§o mai 1o avessero invaso; e ciò sotto pena di tirannide demagogica. Se una mano· di facinorosi ' ti ·aiòtasse a spegnere il fuoco appiccatosi alla tua · abitazione, tu certo ne sarf'sti loro riconoscente; ma a troppo caro prezzo ti ven- 'derebbero il loro servigio' se li · si volessero . piantare in casa , ·e domina-re te e tutti 1 tuoi a bacchcHa. Convien ~unque fare a tutti i mod i che si ritirino: in caso contrario l'essere affrancati da un mal sopporlabile ce ne frutterebbe ·un -maggiore ·a cento tanti e insopportabile: ~vrem certo poco a rallegrarci di ·essere guizzati dalla

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