Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

DR11TO E COnVENIENZA. 39 tuili i hw~hi , noi non hastiamo ad intencle-re come !'i1'1!'i potuto tl"ovare giusto a Torino ciò che tre mesi appresso trovavasi ingiusto in Roma. E tra questi due est remi nen si avrà credo difficoltà da leali uomini e ragionevoli ~d aderire più al sentimento del Vicario di Cristo, che non alle tumultuarie deliberazioni di un Governo, le quali erano l ' eco obbligate delle sale democratiche e delle piazze. Che sarebbe a·vvenuto s~ ci f.ossimo lenuli alfa via dclfa verità e delia giustizia, è un condizionato che uomo al mondo non può presumere di sapere; ma ragionanclolo dai fafli passati e dalle condizioni presenti , due cose mi sembrano indubitate. l. a prima , che nella nuova vita civile acquistata dalla Itnlia , e più nella confederazione dei suoi Stati, se avesse potuto effelloarsi, la opinione per la indi pendenza di quelle provincie , avrebbe acquistala , non dirò solamente ma~giore ampiezza , ma eziandio un a. grav ità veramente nazionale, e diciam cosi una importanza diplomntica. Al che si aggiunge che quelle provincie stesse, donate anch'esse di voce legale nella cosa pubblica , comincia-vano ad esercitare una preponderanza non lieve nei l oro destini~ e quantunque nei principii potessero trovarsi ristrette da molti lacci, il tempo nondimeno e la destrezza avrebhe compiuto un sufficiente esplicamento dell'elemento popolare chiamato dal Principe stesso alla partecipazion dei poteri. Condizionata a questa maniera l'Italia e raffermalasi nei novelli ordini colla scambievole fiducia dei Sovrani e dei popoli, sarebi.Je stato quello il tempo di trattare della indipendenza italia .. na; e ne avrebbe trattato J' Jtalia costituzionale e federale come uguale con uguale , senza temere gran fatto le um-

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