Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

CONCLUSIONE. 123 Dove siamo arlunque? Siamo parte solto la pressura, pnrte sull'orlo della tirannide demagogica; e questa condizione ci è stata creata dallo aver falsato i quallro giusti ell onesti concetti di libertà civile, di confederazione italica, d'indipendenza nazionale e di tendenza religiosa. Il movimento nella Penisola ebbe efficacia percbè fu quasi universale: fu universale perchè la maggioranza mirò ai lati onesti di quei concelti: e solo cosi ehbe l'appoggio cd il concorso dei Principi e del Pontefice. Ottenuto il primo successo per una rivoluzione pacifica , un partito fanatico e furioso travolse quelle giuste idee e si adoperò él sospingerei alla democrazia, alla unità, alla guerra col- )' Austria, ad un conato eterodosso. I quali attentali sortirono in gran parte il loro etrelto p~r l'abuso che si fece del genio di un gran Pontefice, non inteso da molli buoni e falsalo da pochi tristi. Non ci saria stato per salvarci che il concorso alacre della maggioranza, e una \' igorosa repressione dalla parte_dei Governi costituzionali ; ma quella mancò per tutto; questa nella parte maggiore della Italia. Non pure adunque riconoscemmo pienamente la condizione in che ci troviamo; ma ne potemmo élltresi assegnar le cagioni. Dove andiamo? ardua inchiesta è questa seconda, innanzi a cui ogni acume, ogni sperienza dovria smarrire ! nondimeno lo stato presente può suggerirei alcune rrobabililà; e snra utile il raccoglicrle, almeno perchè una discreta antiveggenza nelle speranze c nei timori che ci <'ircondano, possa segnare unfl via di azione a quaÌilnque non si creda poter provvedere a' casi suoi col non far niente. Ma mi si conceda di qni versaJeggiare le probabilità

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