Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

106 ·VItiTTO E DOYERE mezzo alle vie sollo il moschetto e innanzi aJ cannone , Je ha lasciate i.ntri~e -~i sangue e semj.nate di cadaveri. Starei per dire che anche la onesta gente ci ba creduto , tluando ha pa rtecipalo <1lle adulaziouj di codesta improvicl~ moderanza , e non ha osato le.vare un griclo che confortasse chi d<Wea difenderla. Dai quali errori han còllo i.l frullo aspettato q-uelli che li han caldeggii;lli, aveudone ollcn.uto il potere di scapestrare e iml.>alcl:.wzire senza· modo o misura. Ma se la ragione si uffu.sca , se si fuorvia il discorso , , c un pregiudizio .dei più insulsi si eleva alla condiziun di assiom~, non }l.vvie,ne nè può avvenire ~'llrellanlo ùel ) ·angelo. Esso sta li colle sever.e sue massime immolo , inflessibile , ed è però la sola fidata e s icura gçid~ che ahbi.an gli umani nel loro terrestre viagg io. Y.edcte quant o dee loro imporlar·e di consenarlos.i .intallo c indep,eQdentc daali umani traviamcnti ·! '-' ' ta forza ma.Leriale ,è stata d.a Dio messa al servigio del dirillo; e l'autorità non sine ca.usa gludium portat : l.ti èausa, il perchè è la difesa del dirillo , il quale è ~ra gli uomini un eco imperioso dell.a yoce di Dio. Privare di quell' appoggio il dirillo , è il .medt.'sirno che scatenarp tutte le piQ nel't.\n1,le p~ssiu,ni , le quilli non conoscono altro freuo che la forza. Talmente che è la Società che ha . . . il diriUo di vedere rcpressD il ùisordine; e la pubblica autorità noJl ha i.u questa parte che uno stretto dovere : dovere sacro c~e coslituisc_e la più tremend.a sua missio~ ne , ed al quale non puù f~llire senza cJichiarar~ i codarda , ingiusta, fedifraga e traditric,e ~ella .coudizio~e sotto cui solamente 1~ Società le ohbeùisc.e. Certo l'universale dj un pop.olo compie i doveri Ji ciltadino, ri~pelta la

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