Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Empirici e teologi di dare al ragazzo un po' di istruzione. "Che cosa volete che io gli insegni?," domanda il chirurgo. "Non lo so. Ma io desidero che egli non sia come me, che stento a leggere. Io non sono niente di meglio di un selvaggio." - "Capisco. Ma il ragazzo sa leggere?" - "Sf, egli ha imparato a leggere, scrivere e far di conto." - "Bene. Che cosa desiderate di farne?" Il padre non riusciva a trovare una risposta. "Ma certamente voi avete qualche programma per il futuro del ragazzo. Desiderate che sia un agricoltore, un soldato, un marinaio, un cacciatore o un giardiniere? Secondo quello che voi decidete, io tenterò di adattare il mio insegnamento." Dopo una lunga esitazione il padre trovò finalmente quello che desiderava. "Insegnargli la giustizia." Il buon senso di quell'uomo del popolo, ignorante ma intelligente e moralmente sano, comprendeva che è assurdo decidere quello che un ragazzo di undici anni potrà diventare quando sarà cresciuto. Il ragazzo dovrebbe cercare da se stesso la sua preparazione specializzata piu tardi, quando egli avrà un'età sufficiente per conoscere la propria intelligenza. Ma di una cosa egli aveva bisogno piu essenziale di una coltura intellettuale estesa al di là dell'alfabeto e dell'abbaco, e questa era una educazione morale che facesse di lui un uomo onesto. Co~cludiamo dunque con le parole di quest'uomo illetterato, il quale, sebbene non si giudicasse nulla di meglio di un selvaggio, era piu civile della maggior parte degli uomini che passano per tali. Sviluppate la vostra coltura intellettuale, estetica e fisica, ma soprattutto imparate la "giustizia." Empirici e teologi1 I Nella ricerca storica si possono assumere due presupposti fondamentali. Secondo il presupposto "empirico," non vi sono nel processo storico "fini," ma "risultati." E siffatti risultati dipendono in minima parte dalle intenzioni degli individui. Questi vivono inquadrati in collettività piu o meno vaste; ognuno di essi si propone fini propri nell'interno della propria collettività; ma i suoi fini individuali si combinano o collidono piu o meno con quelli degli altri; e i risultati di quelle combinazioni o collisioni 1 Da "Il Ponte," gennaio 1968, pp. 44-50, con premessa di Roberto Vivarelli. Si tratta di uno scritto, trovato tra le carte che Salvemini aveva pres~o di sé al momento della morte, che è il rifacimento di un articolo dallo stesso titolo, apparso su "Il Ponte," gennaio 1955, pp. 31-37. Le pagine 31-36, tolte da quel fascicolo de "Il Ponte," sono largamente corrette ed emendate da ogni riferimento occasionale o troppo direttamente polemico. Il testo della p. 36 è in gran parte soppresso, come pure tutta la p. 37: in loro luogo Salvemini ha aggiunto cinque paginette manoscritte. [N.d.C.] 197 Bib!otecàGino Bianco

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