Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione met·idionale scono in numero, proporzioni e complessità, e il contadino non sa da che parte rifarsi. Ne consegue che nelle città lo sfruttamento delle organizza– zioni è oggi, come quarant'anni or sono, nelle mani della stessa gente, quale che sia il suo colore politico. Comunque, in tutto il Mezzogiorno caporali e sergenti e anche ufficiali vanno emergendo dalla massa indif– ferenziata, per quanto in numero ancora esiguo. Gli ufficiali del partito comunista sono educati in scuole apposite: fatto nuovo e destinato, probabilmente, a un grande sviluppo in tutti i partiti. Ma purtroppo lo stato maggiore comunista, nella illusione cli affrettare la palingenesi universale, senza lasciarsi frastornare da scrupoli morali, educa i suoi ufficiali e sottufficiali ad una spregiudicatezza, che nell'Italia meri– dionale non avrebbe bisogno di essere incoraggiata. Facendo di tutt' ½rba un fascio, sperano provocare in Italia, in caso di guerra, un collasso in– terno e un movimento di partigiani sulle retrovie dell'esercito occidentale. Siccome tutto è possibile, non è detto che questo piano non riesca. Ma la esperienza dimostra che oggi, in Europa, nessun regime comuni– sta può sorgere e mantenersi in un paese dove un esercito russo non sia intervenuto o non sia già alle' porte. Un movimento di partigiani comunisti, che non fosse seguito da una occupazione russa (piu o meno mascherata), lascerebbe dietro a sé nell'Italia un caos spaventevole di rivolte rurali e di repressioni feroci protette da chi domina il mare: un confuso terrorismo di tutti contro tutti, sul quale dovremmo fino da ora mettere il motto: Finis ltaliae. Non essendo nato bevitore di sangue, penso che una occupazione stra– niera sarebbe preferibile a un caos sanguinario di quel genere. E non avendo nessuna certezza di nessun paradiso che si possa raggiungere attra– verso nessun spargimento di sangue (anche se inevitabile per altre ragioni), non posso ignorare il fatto che un esercito "liberatore·" è sempre un eser- . " . " clto conqmstatore. Gl'italiani, dopo essere stati "liberati" dai francesi alla fine del secolo decimottavo, sono stati "liberati" dagli anglo-americani-neozelandesi-cana– desi-polacchi-marocchini a mezzo il secolo ventesimo. Dato che questa se– conda "liberazione" liberò l'Italia dai tedeschi e dai fascisti, e dato che, tutto compreso, in essa hanno avuto parte larghissima gli americani, che sono abituati a lasciar cadere sotto la tavola ossa non del tutto spolpate e abbondanti pezzi di pane, possiamo dire che anche in questo caso lo stellone non sia venuto del tutto meno al suo ufficio tradizionale. C'è da temere assai che non avverrebbe altrettanto, se una liberazione-conquista fosse dovuta a un esercito di russi, i quali non sembrano cosf ben pasciuti e vestiti come gli americani. Questa è la ragione per cui, dopo aver fatto l'augurio che né gl'italiani del Nord, né quelli del Sud abbiano piu biso– gno di liberatori, faccio l'augurio che, caso mai, i liberatori vengano dal– l'Ovest, anzi che dall'Est. Certamente, lo stato maggiore comunista meridionale è oggi assai su- 686 BibliotecaGino Bianco

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