Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale nevo abbastanza riformista, e non perché io fossi rivoluzionario: con questo solo argomento tagliai la testa al toro. Abbandonai, ho detto, ·il partito socialista, ma non abbandonai il "pro– letariato," cioè i contadini meridionali. Senonché questo proletariato aveva nel 1912 cessato di essere l'astrazio– ne marxista, o piuttosto pseudomarxista, del 1896-1902. Lo vedevo ora qual era: una moltitudine di giornalieri agricoli, piccoli fìttaiuoli, piccoli pro– prietari, operai e artigiani, pescatori. Costituivano la grande maggioranza della popolazione; ma erano polvere incoerente, e mancava un tessuto con– nettivo che la tenesse insieme. Ecco un comizio in piazza. Non è stato difficile raccogliere mille per– sone, uomini e donne. Se parlate con un buon senso delle questioni concre– te che li interessano nella vita di ogni giorno, vi capiscono perfetta– mente: le donne prima e meglio degli uomini. Il protezionismo granario, il protezionismo zuccheriero, la tassa sui fabbricati, i danni dell'analfabe– tismo e i rimedi, i problemi dell'emigrazione, la difficoltà di esportare i pro– dotti agricoli nell'Europa centrale, tutto, tutto, capivano. Ma io ero solo o quasi solo in mezzo a loro. Finito il "parlamento" (come dicevano con ter– mine che io conosco dai documenti medievali), ognuno se ne andava per conto suo, e non ne rimaneva niente. Quella moltitudine non era divisa in squadre, tenute insieme da caporali e sergenti; non aveva ufficiali inferiori, che tenessero insieme i capisquadra. Concentravo il mio lavoro su due città - Molfetta e Bitonto - perché sarebbe. stato assurdo disperdere le mie forze piu vastamente. E in quelle due città avevo stati maggiori di uomini degni di fiducia per intelligenza e carattere, e da essi non fui mai deluso. Ma neanche essi avevano sotto di sé gerarchie, che li associassero alle moltitudini. Questa mancanza era me– no sentita in Molfetta, dove esisteva una tradizione piu antica di attività politiche, ed erano state fatte prove di mutuo soccorso, o cooperative, o Le– ghe fra i contadini, ed era andata sorgendo una importante cooperativa fra i pescatori, a capo della quale stava un ragioniere intelligente, e ricco di senso pratico. Ma a Bitonto si era agli inizi; e i miei giovani amici - ge– nerosi uomini e rimastimi sempre fedeli attraverso ogni vicissitudine - do– vevano muoversi in un ambiente di borghesia, della quale credo non ce ne fosse una piu marcia in tutta- l'Italia meridionale. In Giovinazzo e ~i~ceglie, vicinissime sul mare a Molfetta, la situa– zione era a mezza strada fra Molfetta e Bitonto. In Terlizzi, entro terra, a eguale distanza ·da Bitonto e da Molfetta, non conoscevamo neanche un'anima. Le moltitudini potevano, ora, col suffragio universale, riportare vittorie elettorali politiche o amministrative. Ma non davano possibili consiglieri comunali. Era difficile anche ricavarne gli scrutatori per le se– .zioni elettorali. Finanche i pochi membri delle commissioni comunali per la nomina degli scrutatori erano difficili a mettere insieme. 680 BibliotecaGino Bianco

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