Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Tirando le somme ste graduali," e nello stesso tempo "generali." Far succedere, invece, una legge sul lavoro delle industri'e, a una legge sugli infortuni i'ndustriali; e poi una cassa di maternità per le sole donne che lavorano nelle i'ndustri'e; e poi una riforma della scuola popolare ad utilità quasi· esclusiva dei centri indu– striali; - questo è lo sviamento verso le conquis.te non solamente graduali', ma anche parziali', che si succedono sempre a profitto della medesima mi– noranza. In questo secondo caso non si ha la "collaborazione di classe" delle organizzazioni proletarie con alcune frazioni della borghesia, a van._ taggio dell'intero proletariato: si hanno compromessi oligarchici fra le or– ganizzazioni di avanguardia e i gruppi di governo, nei quali compromessi funzionano come materia di compensi e come moneta di scambio i diritti delle moltitudini escluse dalle contrattazioni ed abbandonate senza difesa allo sfruttamento economico e alla oppressione politica. 2) Le avanguardie proletarie organizzate, certamente, nei loro rap– porti diretti coi gruppi capitalistici e nell'opera per la conquista di piu alti , salari e di migliori condizioni di lavoro, non debbono, non possono lasciarsi ritardare dalla inerzia dei disorganizzati; e tutto ciò che riescono a conqui– stare e conservare sul terreno dell'azione economica, a spese dei gruppi' capitalistici con cui sono a contatto immediato, è bene conquistato ed è bene conservato. Il loro esempio, le loro vittorie, i loro stessi errori, le sconfitte stesse, sono sempre un contributo prezioso alla esperienza generale del pro– letariato: lottando per sé, lottano per tutti. Ma quando passano all'azione politica, cioè quando passano a trattare, non piu coi loro padroni diretti, ma nel Parlamento e col Governo, e in concorrenza con le altre classi, met– tendo come posta del gioco non solamente gli interessi propri, ma gli in– teressi di tutti: allora le avanguardie organizzate non hanno piu il diritto di badare solamente a sé, facendo pagare al resto della classe proletaria le conquiste proprie. La pressione politica, che esse esercitano sulle resistenze avversarie, la esercitano in nome della classe intera. Ed appunto perché af– fermano di rivendicare un diritto universale, esse congregano intorno a sé i consensi di molti elementi anche tutt'altro che proletari, e di molti grup– pi ancora male organizzati, ancora incapaci ad operare da soli, ma utilissi– mi come zona d'influenza e di risonanza. Ora, ai vantaggi di questa posi– zione morale, vanno annessi doveri che non è lecito dimenticare: doveri di solidarietà e di tutela verso la moltitudine ancora disorganizzata. Siffatta dimenticanza troverebbe, o prima o poi, la sua condanna e la sua sanzione: perché tutte le simpatie, da cui le avanguardie sono circondate e rafforzate nella loro azione politica, si dissiperebbero, anzi si trasformerebbero, in vera e propria ostilità della massa, non appena questa si avvedesse che la ban– diera dei diritti di tutti era agitata come semplice espediente di battaglia, e solo perché servisse a facilitare le vittorie speciali di chi parlava per conto di tutti. 3) Le "falangi proletarie della grande industria e dell'agricoltura industriale" debbono essere i fattori della trasformazione sociale, non i bene- 599 BibliotecaGino Bianco

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