Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale nizzazione di cui si è parte, grazie ai contatti cogli amici e gli attriti cogli avversari, sotto la pressione della propaganda e della polemica scritta e orale, lo spirito si allargherà, si maturerà, si sveltirà: molti ostacoli, che dapprima non si intravvedevano - e forse l'intravvederli sarebbe stato allora motivo per rimanere nell'inerzia!, - si riveleranno formidabili; pa– recchie illusioni cadranno su uomini, ~he sembravano perfetti e su teorie, che sembravano sicure; il sentimento dei limiti e delle responsabilità andrà rafforzandosi, specialmente in chi sia divenuto a sua volté\ organizzatore e condottiero di movimenti collettivi. Allora il rivoluzionario diventerà riformista: e sorriderà forse dei sogr:ii e delle furie dei primi tempi della inìziazione politica, e deriderà forse i sogni e le furie· di chi muove appena i primi passi. Ma il rivoluzionario sarà diventato riformista, ap– punto perché fu rivoluzionario. Se non avesse cominciato con la ribellione intransigente e violenta, non avrebbe neanche cominciato: sarebbe rimasto miserabile materia bruta, inconsapevole e sfruttabile ad arbitrio delle classi dominanti. E per compiere la sua funzione storica, il partito socialista non. ha bi– sogno che di uomini sinceri, risoluti, tenaci. Chi vede tutte le cose insieme ed ha il gusto e il bisogno dei ragionamenti raffinati e complicati, non riesce troppo adatto alla prima propaganda elementare, né può essere il con– dottiero migliore delle prime necessariamente inorganiche ed impulsive bat– taglie. All'opera del partito socialista - suscitare cioè forze sempre nuove di malcontento e di' sovversione contro la beata insensibilità delle classi dominanti - bastano uomini di animo semplice ma potente, unilaterali e convinti, che sappiano odiare ed amare barbaramente, che abbiano una visione apocalittica della vita e non si rendano conto esatto di tutta la infi– nità di egoismi e di vigliaccherie che costituiscono il tessuto profondo e perenne della storia umana. Ed è funzione bene~ca, questa che il partito socialista adempie purché sia francamente e seriamente rivoluzionaria. Perché le classi dominanti non si adattano che per paura alle nuove forme di vita sociale meno squilibrate e meno inique. E non ci sono che i rivoluzionari sul serio, che abbiano la possibilità di far paura sul serio. L'errore dei socialisti riformisti è stato in quest'ultimo decennio tutto qui: nel voler fare del partito socialista una organizzazione di riformatori ragionevoli, imbevuti di tecnicismo e di prudenza, i quali dovevano oc– cuparsi di tutto meno che di far paura ai borghesi. Mentre staccandosi con– raggiosamente e lealmente dai rivoluzionari dopo il Congresso di Bologna (1903), avrebbero provveduto magnificamente a una necessaria divisione del lavoro fra chi doveva far paura alla borghesia e chi doveva approfittare di questa paura per far inghiottire alla borghesia le riforme, che altrimenti sarebbero rimaste sulla carta, - i riformisti preferirono rimanere nel partito socialista a soffocarvi lo spirito rivoluzionario, utilizzarono la massoneria in quest'opera di addomesticamento e di perversione, suscitarono gli appe- 552 BibliotecaGino Bianco

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