Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale correva estenderla ai lavoratori della terra. O meglio ci pensò, ma non ne fece nulla. E preferi chiedere nuove leggi sociali, ma solo per sé. Venne cosf la legge sugli infortuni industriali. Almeno ora occorreva lottare affinché la conquista dell'avanguardia fosse estesa agli altri. Neanche per idea: gli altri restano sempre a bocca asciutta, e l'avanguardia chiede qualcosa di , nuovo per se. La relazione Cabrini, 3 per esempio, afferma la necessità di una legge per le pensioni a tutti i lavoratori; ma fa capire che, alla fin fine, se non sarà possibile ottenere tutti i cento e piu milioni occorrenti ad una legge _gene– rale, ci si può contentare delle pensioni per i soli operai industriali. Cabrini. - No, è l'opposto. Salvemini. - Questa impressione io ho ricavato dal leggere l'ordine del giorno Cabrini. E anche l'Avanti!, non è molto, nelle sue informazio– ni politiche annunziava che Luzzatti assegnerà trenta milioni annui per "iniziare" le pensioni operaie; e lodava Luzzatti che manteneva cosf un suo impegno d'onore. Ora, se occorrono per una legge generale, come ha spie– gato il Rfgola, cento· e piu milioni annui, è evidente che trenta milioni ba– stano solo ad una parte. E questa parte sarà formata evidentemente dalla minoranza industriale, che ha maggiore influenza nella vita politica, e non dalla maggioranza agricola esclusa dal diritto elettorale. Le pensioni, quindi, ridotte a trenta milioni, si inizieranno non fra i contadini, ma fra gli ope– rai industriali (interruzioni). Comprendo. Parlo in un ambiente ostile (no, noi). Ora, voi dovete rendervi conto del fatto che le riforme, se si accumu– lano tutte in una direzione, e si concentrano tutte sui gruppi organizzati della classe lavoratrice, mentre la grande massa resta esclusa, produrranno quest'effetto: che la organizzazione operaia, la quale, quando si è costi– tuita, ha compiuto opera autenticamente socialista, finirà col costituirsi in oligarchia privilegiata, nemica della classe intera, pronta a tirare la focaccia tutta per sé, lasciando debole e abbandonato il resto della classe. La colpa del Gruppo parlamentare per me è questa: che quando si è deputati, e non si è imbecilli (almeno per la grandissima maggioranza) (ilarità), quando si ha una posizione eminente nel partito, si hanno anche dei grandi doveri di responsabilità: e il primo dovere è quello di non secon– dare passivamente tutti gli impulsi della massa, ma di correggerne gli errori e di guidarla per la buona strada. Questo dovere il Gruppo parlamentare non ha compiuto. Questa è l'accusa che io faccio. Il Turati non esclude che in qualche punto io abbia ragione nel de– nunciare questo pericolo del localismo e del corporativismo nei gruppi di avanguardia. Ma dice: "Sono le cose." Ah! le cose. Parola comodissima, le cose! Ma noi non siamo cose. Noi dobbiamo reagire ed agire sulle cose. 3 Svolta in congresso e conclusa con l'ordine del giorno al quale Salvemini accenna piu avanti nel suo discorso. [N.d.C.J 448 BibliotecaGino Bianco

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