Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Suffragio universale ( specialmente in rapporto al problema meridionale) piu oramai o non badano che ad occuparsi ciascuno del proprio collegio o della organizzazione professionale o di quel gruppo di organizzazioni economiche, con cui è piu continuamente a contatto; o non si occupano di nulla affatto e non vanno· piu nemmeno alla Camera. Venuta meno nel partito e nel Gruppo parlamentare ogni unità di sentimenti e d'azione, è sparita ogni nostra forza di fronte ai partiti nostri affini ed avversari. Il blocchismo è diventato la, tattica elettorale indispen– sabile. Il blocco non su un programma di riforme determinate; ma il bloc– co fine a sé stesso; non per conquistare una posizione nuova, ma per conser– vare le posizioni attuali, in cui si uniscono non molte forze democratiche per dare un nuovo slancio alla vita pubblica, ma molte debolezze democra– tiche per impedire il prevalere di altre debolezze conservatrici. E in queste condizioni, in cui noi portiamo soprattutto la preoccupazione di evitare ad ogni costo la sconfitta - com'è lontano il tempo, in cui le sconfitte le pro– vocavamo e le contavamo come titolo d'onore, perché attraverso la scon– fitta di oggi preparavamo le vittorie di domani! - in queste coalizioni, in cui qualunque piccolo gruppo di faccendieri è il benvenuto, perché tutto è buono a rafforzare le posizioni vacillanti non sostenute dall'ardire vigoroso della grande massa lavoratrice, è naturale che i nostri' alleati fac– ciano la voce grossa, e noi facciamo la voce piccina. I blocchi sono quasi sempre qualcosa di simile all'alleanza fra l'uomo e il cavallo; i nostri alleati sono l'uomo e noi siamo il cavallo, quando non siamo addirittura l'asino! Questo senso, che abbiamo della nostra debolezza, fa s1 che le riforme difficili, quelle che porterebbero un utile alla intera classe lavoratrice, e per portare quell'utile devono colpire i partiti conservatori nei nodi vitali dei loro interessi e perciò richiedono un grande slancio d'insieme e un penoso e lungo sforzo di battaglia, le grandi riforme difficili ci spaventano. E ab– bandoniamo esse per correre dietro ai piccoli . provvedimenti omeopatici, che si possono ottenere dai piccoli compromessi elettorali e parlamentari. Qualche milione di lavori pubblici, largiti a un gruppo di cooperative piu o meno disoccupate; qualche centinaio di migliaia di lire messe a disposi– zione di una cassa di disoccupazione, di cui ci si avvedrà dopo un mese che... difficilmente potrà funzionare; qualche leggina monca o inapplica– bile; una Banca del lavoro destinata ad incatenare al banco di tutti i Go– verni i nuclei proletari piu autorevoli e piu influenti, diventano nientemeno "la legislazione sociale." I nostri deputati, quando si decidono a portare alla Camera una pro– posta di riforma, non si sentono il coraggio di presentare il problema in tutta la sua ampiezza e di chiederne la soluzione integrale, fondamentale, lasciando ai partiti di Governo escogitare, caso mai, sotto la pressione delle organizzazioni economiche e politiche della classe lavoratrice, quei provve– dimenti frammentar1, che sono come la zavorra che la barca conservatrice butta via di tanto in tanto per salvare il carico. Questa sarebbe tattica da chiacchieroni. I nostri deputati badano al sodo. Anzitutto non s1 sognano 397 BibliotecaGino Bianco

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