Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Suffragio universale ( specialmente in rapporto al problema meridionale) rivoluzionaria hanno avuto la loro parte nel determinare l'insuccesso nel connubio socialista-giolittiano. Ma era ben prevedibile che i rivoluzionari avrebbero cercato di guastare le nostre faccende dal momento che non le approvavano: né avevano alcun dovere di starsene con le mani in mano ad aspettare i frutti della nostra sapienza. Certi attriti sono inevitabili, e la lotta politica non è el duel del sur Panera. Fino a quando l'azione politica dei riformisti culminante nell'appog– gio dato dal Gruppo parlamentare al ministero Zanardelli-Giolitti, fu giu– stificata dalla necessità di fare argine contro gli assalti non ancora defini– tivamente vinti dei reazionari, le turbolenze rivoluzionarie restarono senza efficacia: il Congresso d'Imola (settembre 1902), nonostante fosse venuto dopo la strage di Berra, 3 non dette forse ai riformisti una vittoria magni– fica? Se dopo il Congresso d'Imola, la frazione rivoluzionaria crebbe rapi– damente di autorità e di energia, .fino a rendere quasi totalmente impossi– bile ogni azione riformista e ridurre a nulla il peso parlamentare del Gruppo socialista, la causa del mutamento i riformisti devono cercarla in sé stessi, cioè nella loro incapacità ad essere riformisti. Via via che si attenuava il pericolo di un ritorno reazionario, occor– reva creare una nuova base al ministerialismo socialista, affinché fosse giu– stificato. E questa base non poteva essere data che da una seria opera di grandi riforme concrete, su cui apparisse sincero e attivo e bene.fico il connubio fra l'on. Giolitti e noi. Probabilmente, se noi avessimo avuto idee chiare sulle riforme da chiedere, il connubio sarebbe .finito. Ma sta il fatto che idee non ne avevamo. E l'on. Giolitti c'imitava a meraviglia, e dal punto di vista conservatore faceva benissimo. E l'alleanza socialista-giolit– tiana non fruttava che l'abbandono della riforma tributaria Wollemborg, 4 la decorazione al brigadiere Centanni, 5 la paralisi legislativa. Che mera– viglia se in queste condizioni, la maggioranza del partito si volse a un certo punto verso i rivoluzionari, disdisse l'alleanza con l'on. Giolitti, e dichiarò senza valore la firma di quei riformisti, che si impuntavano a rimanerne garanti? I rivoluzionari divenuti dominanti nel partito non seppero fare la rivoluzione, come noi non avevamo saputo fare le riforme. E al Congresso di Firenze essi vennero come esercito disfatto prima di combattere. E noi riformisti avemmo battaglia vinta quasi senza colpo ferire. Ma che cosa abbiamo fatto dal 1908 ad oggi? Quali riforme abbiamo veramente e forte– mente volute? Che cosa siamo? Dove andiamo? 3 Cfr. nota a p. 301. [N.d.C.] 4 Leone Wollemborg, ministro delle Finanze nel ministero Zanardelli nel 1901, sostenitore di un progetto di riforma tributaria, fondato sull'abolizione del dazio sulle farine in talune cate– gorie di comuni, compensata dalla imposta progressiva sulle successioni e da altri provvedimenti di analoga ispirazione. Il suo progetto, fu respinto una prima volta dalla Camera, e poi, modifi– cato, dal Consiglio dei ministri, dietro pressione, si ritenne, di Giolitti membro anch'egli del Governo e avversario politico del Wollemborg, che in seguito a tali fatti si dimise e fu sostituito da Paolo Carcano. [N.d.C.] 5 Cfr. nota a p. 301. [N.d.C.] 395 BibliotecaGino Bianco

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