Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale non vi rendesse insensibili alle miserie di quei "cafoni" (si chiamano cosf, vero?), il cui posto voi vi offrite ingenuamente di prendere con l'aiuto dello Stato -; se quella preoccupazione non vi impedisse di vedere la realtà in tutti i suoi elementi, voi direste: "Se i cafoni fossero elettori, i deputati meridionali si darebbero anch'essi un gran da fare per eseguire i lavori pub– blici stanziati e per farne stanziare degli altri; mentre ora non avendo pau– ra elettorale dei cafoni, pensano solo agli affari propri e a quelli delle loro clientele piccolo-borghesi e lasciano che i cafoni sieno presi a fucilate. Fa– cendosi i lavori a cinque lire al giorno, e con ricoveri, e cura medica, e pro– tezione antimalarica i cafoni non emigrerebbero piu. Avendo lavori da fare, i cafoni si organizzerebbero, mentre ora un'organizzazione è un assurqo; dalla organizzazione di resistenza si svilupperebbe anche laggiu la coope– razione di lavoro che oggi non è possibile, perché non c'è lavoro. Il Mezzo– giorno d'Italia, non solamente le terre e i fiumi e gli alberi, ma gli uomini, progredirebbero. Noi, salvo casi in cui la mano, d'opera locale fosse realmen– te deficiente, per es. in Sardegna, a quel che pare, non avremmo piu nessu– na ragione di occupare un vuoto, che non ci sarebbe piu. Potremmo mandare laggiu solo organizzatori di leghe e di cooperative per accelerare la trasfor– mazione, che sarebbe davvero un gran passo sulla via dell'unità morale e sociale d'Italia: e sarebbe questa una grande opera di solidarietà proletaria. Ma il problema della nostra disoccupazione dovremmo scioglierlo per altra strada. Il sogno della lattaia, sostituirlo al sogno di Faust! Invece, invece! Voi, senza rendervene conto, credendo anzi di operare nell'interesse dell'Italia meridionale - e per quella di sasso avete ragione - voi avete il seguente semplicissimo programma: "I cafoni continuino a trar rimedio alla disoccupazione loro, andando in America a spese loro; e noi, stretti come sacra falange nelle nostre organizzazioni cooperative, an– dremo nel Mezzogiorno a rimediare alla disoccupazione nostra con l'aiuto dello Stato. E Luzzatti è un grand'uomo; e noi andremo anche nel Mezzo– giorno a fare dimostrazioni pro Ferrer o contro lo czar." Politica socialista, o politica oligarchica? * Il fatto di cooperative di lavoro, che convinte di essere il "proletariato" pretendono di assicurarsi senz'altro il monopolio di lavori pubblici di intere regioni, tende a generalizzarsi. Un giorno è un consorzio di cooperative emiliane che chiede sieno esclusi dai lavori resi necessari in Calabria e in Sicilia, dal disastro del 28 dicembre 1908, tutti gli intraprenditori privati (Avanti!, 18 febbraio 1909), come se sia loro possibile fare le centinaia di milioni di lavori necessari, e come se questi lavori si possano fare a pezzi e a bocconi secondo le comodità delle cooperative: e l'Avanti! pubblica il desiderio senza aver nulla da ridire sulla sconvenienza del medesimo. Un altro giorno è la Federazione delle cooperative romane di produzione e di 374 BibliotecaGino Bianco

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