Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale cantile e la protezione agli zuccherifici, per la ragione che in queste pro– duzioni sono interessate anche le masse proletarie. Eppure, anche l' aboli– zione del dazio sul grano produrrebbe una crisi gravissima nell'esistenza di una parte del proletariato meridionale. 2 Ma gli operai del Nord sono una potenza politica, mentre i cafoni meridionali non han voce in capi– tolo. Ecco perché i deputati socialisti del Nord volevano tagliare col col– tello liberoscambista nelle carni vive del Sud, ma adoperarono l'unguento protezionista sulle graffiature del Nord. In tutto questo non c'è nessuna doppiezza e nessuna malafede: ognuno cura a preferenza i mali che gli cadono sotto gli occhi, e riesce a curarli perché li conosce; i mali lontani li compassiona platonicamente, ma, quand'anche volesse occuparsene, non saprebbe donde cominciare, senza contare che dovrebbe, per occuparsi di essi, trascurare i mali vicini. Anzi, la sincerità e la buona fede dei democratici del Nord sarebbe pel Mezzodf la piu terribile di tutte le sciagure, perché non c'è. carnefice piu implacabile di chi vi decortica a fin di bene. Credere che il Nord, diventato onnipotente sul campo politico, possa curare gli interessi economici, doganali; tributari, ferroviari del Sud suo vassallo, questo sf, caro Turati, che è "sognare ad occhi aperti": è come credere che la borghesia possa curare i mali del proletariato, che gl'Inglesi debbano preoccuparsi della salute dei Boeri, che i Tedeschi del Tirolo smet– tano di smungere gl'Italiani del Trentino. Ognuno tira l'acqua al suo mu– lino, anche se è democratico, anzi specialmente se è democratico. Sai quale sarebbe la conseguenza immediata della tua riforma? Il pro– tezionismo industriale rimarrebbe intatto o crescerebbe; molti prodotti meridionali (oli, vini, agrumi, frutta, ecc.) sarebbero trascurati nei trattati di commercio con rovina dei piccoli coltivatori; il dazio sul grano sarebbe abolito senza badar tanto al fatto che, tutte le altre condi.zioni rimanendo immutate, l'abolizione del dazio sul grano produrrebbe una crisi di miseria nei tre quarti del Mezzodf; i noli dei trasporti marittimi e ferroviari sa– rebbero congegnati in modo da proteggere, per esempio, nel Nord i vini piemontesi dalla concorrenza dei vini pugliesi, ma da invadere il Mezzo– giorno coi formaggi e con la cotonina settentrionale: l'Italia meridionale diventerebbe, peggio che non sia ora, una colonia dell'Italia settentrionale, non una colonia come l'Eritrea, - che, furba! invece di mandarci dei quattnm, ce li porta via -, ma una colonia sfruttata e dissanguata piu che non sia ora; la miseria meridionale crescerebbe, e i contadini meri- 2 L'abolizione del dazio sul grano, non accompagnata da una notevolissima diminuzione dei dazi doganali fiscali e protezionisti per l'industria, da una opportuna riforma tributaria e da una trasformazione delle produzioni agrarie meridionali - trasformazione che non può avvenire se non con l'aiuto del credito di Stato e con l'aprire nuovi sbocchi internazionali alle piccole col– ture meridionali - sarebbe un affarone per il Nord, ma un disastro per il Sud. Qui le terre, oggi messe a grano, diverrebbero completamente incolte e mancherebbe al proletariato anche questa scar– sissima sorgente di lavoro, senza che altre attività economiche si aprissero. Non si deve abolire il solo dazio sul grano lasciando intatto tutto il resto. 272 BibliotecaGino Bianco

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