Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Programma Amministrativo dei partiti popolari di Molfetta al vescovo? Tutte le furie rivoluzionarie, da cui volete mostrarvi animati, non sono che una maschera, messa su per nascondere una carogna. Data quindi l'impossibilità di un accordo a pari condizioni fra Muni– cipio e vescovo, e data l'incapacità morale di tutti i partiti, che sono stati al potere, a tenere l'istruzione, l'unica soluzione, che s'impone è quella della regifìcazione. E quando la regifìcazione fosse impossibile, allora biso– gnerà avere il coraggio di arrivare alla soppressione. Oltre alla questione del liceo-ginnasio, a Molfetta ve ne sono ancora altre, fra le quali quella del risanamento. In taluni quartieri non s1 vive, ma si muore, ed è dovere del Municipio provvedere. L'Amministrazione passata studiò e fece un progetto per i gonzi. Pro– pose di aprire la strada Piazza, facendola larga 10 metri, e poi aprire un'al– tra larga strada fra la chiesa vecchia ed il largo Municipio. E tanto per cominciare proponeva un debito di 82 mila lire. Ma abbattute tutte quelle case, tanta gente dove sarebbe andata ad abitare? Parte si sarebbe pigiata nella città vecchia stessa, agglomerandosi in maggior numero nelle case, che sarebbero tutte indistintamente malsane; parte si sarebbe riversata nelle Sedelle a scacciarne i vecchi abitanti. I fitti di case sarebbero cresciuti} ed i proprietari di case ci avrebbero guadagnato; le terre fabbricative sareb– bero cresciute di prezzo con grande gioia dei loro proprietari, ed i poveri di Molfetta vecchia sarebbero stati sbattuti di qua e di là a mendicare una casa, pagandola a prezzi favolosi. Questo sarebbe stato i1 risanamento, del quale si vantava l'Amministrazione clerico-moderata: un ottimo affare per i ricchi ed un disastro per i poveri. Vuol dire dunque che non si deve far nulla? No: vuol dire solo che non ci si deve mettere a casaccio a buttar giu case vecchie e a aprir strade di dieci e dodici metri di larghezza, come se fossimo a Napoli; ma biso– gna prima studiare a fondo il difficile e complesso problema. Prima di demolire all'impazzata le case vecchie, bisogna preparar le abitazioni nuo– ve, fabbricando case operaie per conto del Municipio. Il Municipio può fabbricar le case operaie, facendo un prestito, e poi fi.ttarle. Una parte della pigione servirebbe a pagare gl'interessi del debito; un'altra parte servirebbe ad assicurare la vita dell'operaio. A morte di costui il Municipio riscuote– rebbe il premio d'assicurazione e prenderebbe cosf il. capitale impiegato nella costruzione della casa; la casa resterebbe agli eredi, i quali (se lo vo– lessero) non potrebbero venderla che al Municipio. Si potrebbero anche inscrivere gli operai alla cassa nazionale per la vecchiaia, ed allora, siccome il Governo pagherebbe un contributo per ciascun operaio, le case si fareb– bero in parte a spese del Governo. Ma sono questi problemi poderosi, che vanno studiati attentamente, prima di iniziare lavori alla cieca, i quali pos– sono danneggiare migliaia di poveri disgraziati. Noi quindi non vi promet– tiamo di metterci subito a demolire il paese per rifarlo da capo, ma di iniziare presto gli studi all'uopo. Al nsanamento va connessa la quistione dei lavori pubblici. Nei nostri 261 BibliotecaGino Bianco

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