Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale Le ragioni portate in difesa del modesto ardimento e della ribellione sommessa sono, dunque, due: 1) Non eravamo sicuri dell'approvazione delle altre frazioni della maggioranza, e specialmente dei democratici, a un ordine del giorno "in– tero nella sua crudezza." A parte il fatto che non è molto serio il render responsabili di tutto ciò, che si fa e non si fa a Milano, i democratici, lad– dove la responsabilità tocca anche ai socialisti e ai repubblicani, sfiaccolati, incompetenti e buoni solo a tenere comizi inconcludenti, si può osservare che, se i democratici erano davvero decisi a diminuire l'agitazione fino a renderla digeribile ai moderati, in questo caso i repubblicani milanesi ave– vano tracciata chiaramente davanti la loro strada: dal momento che non era possibile dare alla dimostrazione di Milano quel carattere di dignità che pur avevano avuto le votazioni per l'autonomia dei piccoli comunelli di provincia, i repubblicani, che hanno il monopolio della "ribellione aperta e dichiarata," potevano starsene tranquilli, e non farne niente. Ma in questo modo la proposta non sarebbe stata fatta da nessuno e il Municipio di :tvfj.– lano non avrebbe partecipato al movimento. Niente di male! I Comuni ita– liani, come non avevano avuto bisogno del modesto ardimento, della ribel– lione sommessa e della agitazione legale di Milano per mettersi in cam– mino, cosf per continuare per la loro strada non avevano bisogno che a capo di essi venisse a mettersi la "capitale morale" con lo spegnitoio in mano. Il Comune di Parma si era fatto già iniziatore della Lega, e non aveva avuto paura di chiamarla Lega, e non aveva sentito il bisogno di assicurare i conservatori "che l'azione della Lega sarebbe stata rigorosa– mente legale." I consiglieri repubblicani di Milano potevano quindi ri– sparmiarsi il disturbo e lasciare che le sole continuassero per la strada di pnma. 2) Bisognava essere flebili per raccogliere l'adesione del maggior numero possibile di Comuni. Ed eccoci arrivati all'errore fondamentale, di cui tutti siamo responsabili e che è stato la causa prima dello sviamento dell'agitazione. Quando il Vezzani, nel Congresso mantovano dell'otto– bre '99, proponeva che si cominciasse subito dal costituire una Lega lom– barda dei Comuni, che iniziasse per conto suo l'agitazione in attesa che questa si estendesse alle altre regioni, indicava la via vera da seguire per arrivar presto a buon porto. Una Lega regionale non ha bisogno di un nu– mero troppo grande di Comuni aderenti per cominciare a muoversi; laddove una Lega nazionale, dal titolo presuntuoso e magniloquente, ha bisogno dell'adesione di almeno un migliaio di Comuni per mettersi in cammino. Una Lega regionale è naturalmente composta di Comuni in condizioni suppergiu omogenee, con interessi piu o meno simili, e può avere una unità d'indirizzo, che difficilmente si può trovare in una Lega apoplettica di Comuni sparsi per tutte le latitudini del paese. Nella Lega regionale gli amministratori dei Comuni confederati si conoscono fra loro personalmente, possono mettersi e mantenersi facilmente a contatto fra loro, raccogliersi 230 I BibliotecaGino Bianco

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