Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale trasformare gli ordinamenti amministrativi e a cambiare la propria politica. Quell'articolo aveva anzitutto il difetto di voler addossare la campagna per k autonomie comunali al solo partito socialista, considerando gli altri partiti come aiutanti di second'ordine, laddove basterebbero appena all'ar– dua impresa le forze di tutti i partiti associati insieme. In secondo luogo, considerava l'agitazione per la conquista delle autonomie comunali piu co– me espediente per conservare al partito socialista il carattere rivoluzionario nelle Amministrazioni comunali, che non come condizione davvero indi– spensabile alla vita dei .p.uovi partiti amministrativi e come principio di un rinnovamento completo di tutta la vita pubblica italiana. Il giorno, infatti, in cui i Comuni italiani fossero veramente liberi da tut– te le pastoie ad essi imposte dalle leggi centrali e non fossero piu esposti agli scioglimenti, alle minacce, alle sopraffazioni dei prefetti e delle Giunte am– ministrative, e il Governo centrale non avesse nulla, proprio nulla da vedere nell'andamento delle amministrazioni comunali, non solo la vita comunale potrebbe liberamente svilupparsi, ma anche i partiti dominanti nel Governo centrale si troverebbero ad un tratto privi di moltissimi mezzi per corrom– pere i deputati e per opprimere il paese: i ministri _non potrebbero piu comprare il voto di centinaia e centinaia di deputati a favore delle spese militari o della politica estera, concedendo in compenso lo scioglimento di un Consiglio comunale degli avversari o il pietoso silenzio sulle magagne di un Consiglio occupato dagli amici; non vedremmo piu le elezioni esser precedute sempre dall'invio nei Comuni ribelli di Commissari regi, incari– cati di lavorare senza scrupoli a vantaggio dei candidati governativi; sareb– be impossibile lo scandalo della corruzione elettorale esercitata dal Governo alla luce del sole per mezzo di promesse alle città, che si faranno rappre– sentare dai deputati ministeriali, e di minacce alle altre. Quando i ministri non avessero da offrire ai deputati, in compenso dei voti favorevoli, il di– ritto di saccheggiare i bilanci comunali, i deputati avrebbero molte ragioni di meno per vendere i loro voti; i nostri costumi politici si risanerebbero e il Governo centrale smetterebbe di essere il corruttore e il ricattatore dei cittadini per diventare davvero il loro mandatario. Inoltre i Comuni perfet– tamente autonomi sentirebbero ben presto il bisogno di associarsi fra loro in federazioni regionali per esaurire da sé tutti gli affari d'interesse co– mune senza dover chiedere il permesso del Governo centrale: l'attuale ar– tificioso e innaturale ordinamento delle prefetture e sottoprefetture dovreb– be necessariamente sparire, sulle basi delle autonomie comunali sorgereb– bero da sé le autonomie regionali; tutti gli affari, che non fossero dav– vero d'interesse nazionale, sarebbero sottratti alla giurisdizione dei pre– fetti nominati dal Governo centrale, e affidati ad organi elettivi autonomi; l'Italia finirebbe a poco a poco col trasformarsi da Stato unitario a Stato federale, conquistandosi tutti i vantaggi inestimabili del federalismo senza il bisogno di una vera e propria rivoluzione amministrativa, la quale diffi– cilmente potrebbe andare disgiunta da una rivoluzione politica. 226 BibliotecaGino Bianco

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