Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

La questione di Napoli Nel sistema federativo i cittadini esercitano tutti costantemente con poca fatica una piccola porzione di sovranità, fan parte di qualche Com– missione, partecipano all'amministrazione per mezzo del referendum, sono chiamati molto spesso durante l'anno, ora a rivedere un piccolo bilancio, ora a eleggere i membri di una Commissione, ora quelli di un Consiglio. Non sono piu gli automi moderni, che ogni tre anni vanno a cacciare in una cassettina di vetro un pezzo di carta stampata, somministrato con gran lusso di réclame da un Comitato di persone autorevoli - sono queste le pesti della vita pubblica moderna - poi aspettano a bocca aperta che si sappia quale lista è uscita vittoriosa, come la sera del sabato si attendono i numeri del lotto, e se ne vanno a casa ad aspettare che i vincitori lo rendano felice. Nel sistema federativo il cittadino si educa. alla vita pub– blica, è lui che amministra se stesso, si avvezza a contare solo sulla propria iniziativa e non su quella di un'autorità lontana; e nello stesso tempo che si sviluppa in lui il sentimento della propria individualità, si avvede che egli non è un atomo avulso dagli altri atomi e unito con filo a somiglianza degli altri atomi, con un punto centrale, ma fa parte di un sistema molto piu complesso, nel quale egli è strettamente solidale col suo vicino, e poi con gli altri meno vicini, e poi con gli altri piu lontani: il sentimento dell'au– tonomia individuale si feconderà quindi in lui col sentimento della soli– darietà sociale. Il federalismo non si deve confondere col decentramento. Il decentra– mento non è punto contrario all'accentramento, ma ne è la conseguenza necessaria quando l'accentramento è diventato assurdo. Napoli, per esem– pio, è un'Amministrazione decentrata; non essendo materialmente possibile sbrigare tutti gli affari, sempre accumulantisi al centro, anche dopo che sono passati attraverso al filtro delle raccomandazioni e della camorra, l'am– ministrazione è stata obbligata a decentrarsi: cioè il potere centrale del Comune divide la città in sezioni, stabilisce in queste delle Amministra– zioni inferiori e delega a .queste le proprie funzioni; vi sono cos1 in cia– scuna sezione dei piccoli sindachini nominati e comandati dal grosso sindacone. Ora, a parte il solito fatto che questi sindaci inferiori non possono da sé soli amministrare la loro sezione, quand'anche essi creassero alla loro volta un numero infinito di Commissioni subordinate, che si dividessero il lavoro, la cattiva amministrazione e la corruzione si avrebbero lo stesso: sarebbero sempre autorità venute dall'alto, incaricate di governare i sudditi; autorità le quali non debbono render conto del loro operato ai cittadini, perché non da questi sono elette, ma dall'autorità superiore, che li ha nominati; e, non potendo essere sor-vegliati dall'autorità superiore, esercitano un dispotismo amministrativo illimitato. Certo, risalendo di gradino in gradino; si arriva al sindaco e al Consiglio comunale che sono eletti dai cittadini e teoricamente sono i responsabili dell'amministrazione; ma il legame fra il malgoverno della Commissione locale e l'opera lontanissima 16 217 BibliotecaGino Bianco

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