Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale s'è visto s'è visto. Invece, nei microscopici bilanci dei piccoli nuclei fede– rativi, lo spostamento di dieci lire è un avvenimento, che non si può celare; con un'occhiata ci si rende conto delle entrate e delle spese; i contribuenti, che hanno sempre interesse a controllare il bilancio, possono quindi eser– citare benissimo il loro diritto; e se qualche dubbio nasce, non è necessario fare dell'inchieste lunghe: a quattro passi c'è queilo che dovrebbe aver ricevuti i quattrini, e si fa presto a farlo cantare. Al disopra di questi piccoli Consigli particolari c'è poi il Consiglio comunale, che si occupa degli affari generali, coordina l'opera dei Consigli particolari, distribuisce per ognuno di essi i fondi. Anche in questo caso i consiglieri, essendo liberi da tutto il ciarpame dell'amministrazione mi– nuta, possono con poca fatica badare agli affari comuni e non han bisogno né di molti impiegati, né di indennità. Del resto il Consiglio, invece di no– minare un sindaco e degli assessori incaricati di tutto mentre i consiglieri non fanno niente, si divide in tante Commissioni, ognuna delle quali si prende un campo dell'amministrazione, salvo a far sanzionare i propri deliberati in seduta plenaria. Nelle città di media grandezza l'amministrazione non si compliche– rebbe piu. Nelle grandi città, come Napoli, al disopra dei Consigli rionali o sezionali, ci sarebbe necessariamente il Consiglio cittadino, incaricato di occuparsi degli affari generalissimi: università, linee tranviarie, porto, riscossione del dazio consumo, ecc. È evidente che gli amministratori del Consiglio cittadino, essendo liberi da tutti i piccoli affari locali, potrebbero occuparsi sul serio delle loro incombenze. Ogni comune rionale sarebbe sovrano nella sua giurisdizione: impor– rebbe e riscuoterebbe le tasse dirette, avrebbe, sul provento del dazio con– sumo generale, diritto ad una quota in proporzione della sua popolazione, spenderebbe le sue rendite per sé distribuendo le spese fra i vari Consigli inferiori, contribuirebbe per la sua parte alle spese d'interesse generale, organizzerebbe i servizi locali secondo le necessità locali. È evidente che in tale sistema il numero degli impiegati stabili ver– rebbe ridotto ai minimi termini, gli elementi elettivi sarebbero dei veri amministratori e non delle macchine per firmar le carte scribacchiate dagli impiegati, la burocrazia sparirebbe. I denari verrebbero spesi sul luogo stesso della riscossione da quelli stessi, che han pagato, sotto gli occhi e il controllo diretto degli altri, che han pagato; il denaro non farebbe piu il giro vizioso che fa oggi: accorre da tutte le parti in una cassa sola, dove si rimescola tutto in modo che ognuno non vi riconosca piu il suo, e poi ritorna fuori, non verso quelli che l'hanno pagato, ma verso quelli che hanno le mani piu lunghe per prenderlo. Il denaro del pubblico non sarebbe piu il denaro di nessuno nel quale è lecito tuffar le mani; continuerebbe ad esser sempre il denaro di ciascuno, sul quale ciascuno terrebbe spalancati gli occhi per ottenere - giacché ha avuto la disgrazia di sbòrsarlo - che sia almeno speso bene e non rubato dai bricconi. 216 BibliotecaGino Bianco

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