Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

A proposito dell'obbiettivo e limiti del Programma minimo Su un altro punto siamo perfettamente d'accordo con il Labriola: quando egli scrive che, accettata la sua definizione, f ' • I.....J.. . cessa la disputa intorno al quid che dovrebbe distinguere le rivendicazioni dei socialisti da quelle degli altri partiti borghesi-democratici. Questo quid è lo spmto che agita la nostra riforma, ovvero la tendenza all'abolizione delle classi per mezzo della democrazia operaia. È precisamente quello, che io ho in forma meno perfetta sostenuto su questa rivista nel fascicolo del 1° maggio '98 e nel mio ultimo articolo: Per la riforma del Programma minimo (1 agosto 1900). Accetto anche tutte le ottime osservazioni, che il Labriola fa contro il socialismo di stato, che è la negazione assoluta del socialismo demo– cratico; e auguro che nel Congresso di Roma il compagno Labriola presenti un ordine del giorno in questo senso e affermi la necessità che il partito socialista italiano si dichiari federalista nel campo amministrativo. Insomma le mie vedute teoriche coincidono per nove decimi con quelle del Labriola; e questo non è piccolo vantaggio nella nostra discussione, perché quando si cammina su un terreno in gran parte comune non è del tutto impossibile finire col mettersi d'accordo sulla via da seguire. Il disaccordo comincia quando il compagno Labriola dalla sua defi– nizione del Programma minimo ricava come corollario assai evidente che deve ritenersi erronea l'opinione che considera il Pro– gramma minimo come condizionato dalle speciali condizioni di tempo e di luogo di un singolo paese. Con l'attuazione del Programma minimo non solo si avvia, ma si inizia l'attuazione della radicalissima trasformazione socialista, ovverossia si dà il primo passo alla rivoluzione sociale. Se già siamo in socialismo è evidente quindi che le di– vergenze nazionali e di tempo non possono indurre che divergenze meramente formali. Il nocciolo del Programma. resta per necessità di cose lo stesso sotto i piu diversi gradi di latitudine e di longitudine. A me parrebbe, invece, che dalla definizione del Labriola emerga un corollario perfettamente opposto: se il Programma minimo è l'insieme delle riforme, che preparano ed iniziano la trasformazione sociale, mi sembra evidente che il contenuto di queste riforme è determinato dallo stato di fatto in cui si trova la società, alla quale le riforme vanno appli– cate. In un paese arretrato le riforme iniziali ed iniziatrici debbono partire da un punto piu arretrato e quindi essere diverse anche del tutto dalle riforme applicabili in un altro paese. Un carattere sarà certo comune a tutti i programmi minimi sotto i piu diversi gradi di longitudine e di latitudine: l'essere essi tutti escogitati col metodo socialista, cioè l'aver tutti lo scopo di rafforzare il proletariato e iniziare a preparare la socia– lizzazione. Ma il contenuto varierà da paese a paese e sarà determinato appunto dalle condizioni di tempo e di luogo di ogni singolo paese. E sostengo questa opinione non perché io creda che il Programma 15 201 BibliotecaGino Bianco

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