Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale incomprensibile che par turco, popolazione ignorante, superstiziosa, bar- b " ara ... "Ma non siamo mica barbari," interruppi io, "quando ci rubate 1 . " nostn quattr ... Un atroce pizzicotto materno mi richiamò a piu miti consigli. Io ero proprio convinto che quel piemontese, il quale ci chiamava "barbari," ci rubava i nostri quattrini. Perché avevo questa convinzione? chi me lo aveva detto? quali elementi si erano a poco a poco accumulati nella mia coscienza quattordicenne per dar corpo a una opinione di quel genere? Non saprei dirlo con sicurezza. Certo vi avevano contribuito le querimonie di un mio zio borbonico, il quale ripeteva spesso e volentieri, ad ogni scadenza del bimestre delle tasse, le parole di Francesco II: "I Piemontesi vi lasceranno solo gli occhi per piangere"; vi avevano contri– buito l'osservazione da me fatta sulla carta geografica dell'Italia che le fer– rovie erano piu numerose al Nord che al Sud, i racconti confusi e sbiaditi delle prepotenze. che gli ufficiali piemontesi avevano commesso nei nostri paesi nel '60. Di queste nozioni indeterminate e incoerenti, forse di qualche altro discorso, di cui non è rimasto piu alcun ricordo nella mia mente, era materiata la mia convinziòne. Se il pizzicotto materno non mi avesse interdetto la discussione, e se quel giovane piemontese mi avesse domandato ragione della mia accusa, io non avrei saputo dir nulla; ma sarei rimasto egualmente fermo nella convinzione che i settentrionali ci succhiavano il sangue, ci sfruttavano come bestie e per giunta ci chiamavano barbari. Questo stato d'animo nel quale io mi trovavo a quattordici anni, era ed è lo stato d'animo dei novantanove centesimi dei meridionali, di tutti i· partiti: un sordo rancore verso quelli del Nord, una coscienza indetermi– nata e profonda di esser vittime della loro rapacità e prepotenza, una amara avversione, acuita di tanto in tanto dai segni di disprezzo, che dal Nord ci vengono, il desiderio ardente di farla finita una buona volta con questa situazione subordinata e disprezzata. Per dimostrare fino a che punto le idee antisettentrionali filtrano anche nelle menti, che dovrebbero essere piu refrattarie - nelle menti dei socialisti - mi basterà ricordare le pro– teste astiose e sospettose, che vennero dai giornali e dai circoli del Sud, quando un compagno - per fortuna meridionale - sostenne che il gior– nale quotidiano del partito doveva pubblicarsi a Milano e non a Roma; le accuse che i compagni meridionali non si stancano mai di muovere al partito, che, secondo essi, si occupa solo del Nord e trascura il Sud; la ostilità, a volte sorda, a volte palese, che c'è fino nel nostro Consiglio na– zionale fra i rappresentanti del Sud e quelli del Nord. E questi sentimenti - intendiamoci - in buona parte non sono che troppo giustificati dal contegno dei settentrionali, i quali non sanno che manifestare verso i com– pagni del Sud a volte del disprezzo, a volte del compatimento, non meno umiliante del disprezzo. 158 BibliotecaGino Bianco

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