Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Prefazione stare in lui il ricordo, vivo e preciso, di uomini· e fatti, di idee e di passion'i.. I testi trascritti cominciarono ad affluire sul suo tavolo, ed ognuno d'essi diventava motivo di rievocazioni, stimolo, a volte, a scoppi di sdegno o di commozione. Chi abbia in mente le non molte pagine autobiografiche che Salvemini ha lasciate, compre,nderà il fascino delle conversazioni che accompagna– rono, nella stanza di via San Gallo a Firenze, lcanascita e la crescita del volume. Giolitti continuava a tener desta la sua indignazione. A rinfocolarla, diceva, era stato Togliatti, col suo Discorso su Giolitti: in un paese dove anche i comunisti diventavano, in veste di storici, crociani, e giolittiani in politica, l'antigiolittismo era sempre attuale, andava propinato in dosi mas– sicce. Lo commossero alcuni scritti suoi sulle miserie del Me.zzogiorno, cosi belli, aggiungeva, che non sembrava neanche li avesse scritti lui, e che lo indussero a .rcrivere un nuovo saggio su Molfetta per misurare il cam– mino compiuto. Una nota nostalgica, velata come sempre d'ironia, risuonava nelle sue parole, quando ricordava gli" anni di studio a Firenze,. le ristrettezze eco– nomiche, la scoperta di Marx, a cui era giunto attraverso il ManHesto e gli1 scritPi storici~e che era stata seguita e integrata da quella di Cattaneo, nella biblioteca di Lodi; o pù, ancora quando ricordava figure di' uomini che gli erano stati particolarmente cari: Oddino Morgari, dal cuore cosf grande dei.sostituire l'acutezza poNtica di cui non abbondava; Giuseppe Emanuele Modigliani, al quale la generosità e l'ingegno consentivano di capire assai piu e di agire assai meglio· di quanto l'ortodossz·amarxista non gli avrebbe consentito,· FiHppo Turati, in omaggio al quale egli aveva dato nome Filippo ad uno dei suoi figli, tollerante al punto da sopportare per lunghis– simi anni un Salvemini, da ospitarlo nella sua rz'vista sfidando le ire dei compagni, e buono fino ad aver continuato a .volergli bene, anche quando i legami politici si erano rotti; ed infine Leonida Bissolati, l'uomo per il quale la sua stima non aveva limiti. Con lo stesso. spirito parlava del par.tito socialùta nel suo z"nsieme, come di un personaggio di famiglia, un po' goffo, un po' arruffone, ma a cui molto si perdona, perché fondamentalmente buono, e che, dopo tutto, in un paese dove abbonda la gente disposta a menar /ie mani per una giornata senza sapere il giorno dopo perché l'ha fatto, aveva offerto il singolare spettacolo di una. ventennale incrollabile re– sistenza passz'va,a conclusione della quale tutti i superstiti si erano ritrovati con l'Avanti! in mano. Nel corso del lavoro Salvemini ebbe anche occasione di leggere il sag– gio di Gramsci sulla questione meridionale. In esso lo addolorò moltissimo un giudizio assai crudo, relativo a lui, in cui si diceva che le pallottole sparate dalle guardie regie contro gli operai di Torino eran_ofuse nello stesso piombo degli articoli dell'Unità. Per il gran conto che faceva dell'uo- X BibliotecaGino Bianco

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