Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Mentre la reazionr "va perdendo fiato" mento non si tratta di risolvere la questione sociale generale, ma una que– stione politica speciale. Finora in Italia i parecchi socialisti nella loro azio?e politica si sono occupati solo della nostra meta ultima, il collettivismo, ed hanno spinto il loro disprezzo per le singole questioni immediate fino a proclamare la piu insigne corbelleria che sia stata detta in questo secolo, che cioè la questione politica non interessa i socialisti. Quanto al modo di arrivare a quella ultima meta, siccome ne siamo ancora parecchio lontani, han detto che per ora non dobbiamo occuparci di altro che di far delle coscienze. Data questa preparazione psicologica, se domani il proletariato si trovasse solo preso improvvisamente da una crisi politica, rimarrebbe disorientato, e, avvezzo a non occuparsi che della questione sociale, si butterebbe a far scioperi, domanderebbe le otto ore, il diritto al lavoro, la socializzazione della terra e tutte quelle altre belle cose, di cui tanto si · dilettano i nostri dottrinari; e trasformerebbe la crisi politica in una deplo– revole crisi sociale. Bisogna dunque cambiare il metodo della preparazione psicologica. . Il Ciccotti m'invita a discutere sul Mouvement socialiste dell'indirizzo che vanno prendendo le cose in Italia. A che scopo? il Ciccotti è troppo equilibrato per poter diventare impulsivo; e gl'italiani, pei quali io farei la discussione, non potrebbero leggerla; e io ho troppo da fare per guada– gnarmi il pane e non posso sperperare inutilmente le mie forze. II Nel n. 777 (15 febbraio) dell'Avanti! io scrivevo: Quand'anche la reazione governativa dovesse in avvenire darci qualche tregua, noi non dovremo mai illuderci di trovarci in condizioni normali; e, pur approfittando della relativa libertà concessaci, per fare delle coscienze socialiste, dovremo sempre ricordarci che da un momento all'altro potremo esser sorpresi da una catastrofe, come furono i moti di Sicilia, la sconfitta di Abba Garimà, i tumulti di maggio. La tattica esclusivamente elettorale, finora da noi seguita nella nostra azione politica, ci lascia affatto impreparati di fronte alle catastrofi, che per colpa del Governo e indipendentemente dalla nostra volontà si avranno periodicamente in Italia; e quindi allo scoppiare delle tempeste noi, se continueremo sempre col metodo antico o saremo miseramente travolti se le tempeste scoppieranno sul nostro capo, oppure resteremo intontiti a guardare le tempeste scoppiate sul capo altrui e ad aspettare che questo signor altrui si riabbia delle scosse sofferte e se la prenda, al solito, con noi. Nel n. 799 (9 marzo) dell'Avanti! 10 scrivevo, rispondendo al Cic– cotti: Il sottoscritto quando suonò la tromba non intendeva con questo di far cadere da un momento all'altro le mura di Gerico; era sua semplice intenzione di manifestare la 119 BibliotecaGino Bianco

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