Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale Vi è però un terzo tipo di persone che il cervello non lo hanno né per aria come gli equilibrati, né nei tacchi delle scarpe come il disgraziato di cui sopra; queste persone, che fortunatamente sono la maggioranza, con la preparazione psicologica impareranno a dirigere i loro sforzi verso uno scopo utile, anziché sperperarli in una tattica che è la negazione della praticità e del buon senso. Per queste persone io ho scritto. Il Ciccotti nega in Italia la possibilità di una riforma politica non accompagnata da un movimento sociale, il quale renderebbe reazionaria la borghesia; "con un proletariato incolto, indigente, indisciplinato come il nostro, nessun movimento potrebbe avvenire senza che i casi di Minervino Murge si verificassero a decine." Incomincio a richiamare alla mente del Ciccotti quel che sarebbe avvenuto in Italia dopo Abba Garima, se ci fosse stata la preparazione psi– cologica; ecco appunto un esempio di riforma politica senza un movimento sociale. Quanto al pericolo di vedere ripetuti su vasta scala i fatti di Mi– netvino Murge, esso è piu immaginario che reale. Nei tumulti di Sicilia del 1893-94 i contadini e i solfatari, come dimostrò il Colajanni, non commisero una sola violenza contro le proprietà e contro le pe~sone; il solo delitto fu l'uccisione del pretore di Gibellina e fu provocato dal delegato che esasperò la folla facendola assalire proditoriamente a fucilate mentre aspettava paci– ficamente in piazza l'esito d'una commissione andata dal sindaco. Nel maggio passato a Minervino Murge fu ucciso dalla folla affamata un proprietario, che il giorno prima aveva fatto dire solennemente una messa di ringraziamento alla Madonna per l'alto prezzo del grano. Fu questo un fatto dolorosissimo; ma mèntre le folle di un altro terzo d'Italia tumultuavano affamate, dove avvennero le "decine di casi" temute del Ciccotti? Sarebbe ora di finirla anche con la leggenda della brutalità delle nostre folle, che avrebbero sotto questo rispetto molto da insegnare ai nostri umanissimi governanti. Quanto alla borghesia, che sarebbe terroriz– zata da qualche caso sporadico di violenza, bisogna distinguere fra quella frazione di borghesia, che oggi tiene il Governo e che sarà sempre reazio– naria anche senza Minervino Murge; e la media e piccola borghesia che il Governo va spingendo a tale grado di disperazione, che io credo noi si dovrebbe lavorare piu ad impedire le violenze sue che le nostre. Il Ciccotti mi invita a studiare i fatti di Francia del 1848. Gli ho stu– diati. In Francia la rivoluzione del 1848 scoppiò improvvisa; il proletariato si ubbriacò della vittoria di un giorno, pretese da un momento all'altro la repubblica sociale e spaventò col suo incoerente socialismo la stessa media e piccola borghesia, che da radicale diventò reazionaria; cosf la repubblica del 1848 figliò l'impero del 1851. In Italia il vero nostro pericolo è che si rinnovino gli errori del 1848 francese; il quale pericolo si potrà evitare a due condizioni: tener desta l'attenzione del proletariato verso il processo di disintegrazione, per evitare che sia colto senza alcuna prepara– zione psicologica; insistere sempre sull'idea che in Italia in questo mo- 118 BibliotecaGino Bianco

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