Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

La questione meridionale liberata dalla stretta della necessità e dal bisogno, diventerà un elemento di progresso nella via meridionale. Ma stando le cose come sono ora, c'è da • sperare poco di bene e da temere molto di male. Non che da questa classe ci sia da temere alcuna opposizione risoluta e diretta a qualsiasi riforma di indole generale. A quella brava gente non importa che la costituzione politica italiana sia unitaria o federale, monar– chica o repubblicana; che ci sia un ministero reazionario o socialista. Ciò che importa, è per gli uni di esser lasciati tranquilli e magari difesi nel godimento del potere amministrativo, per gli altri essere aiutati o almeno non combattuti. nella scalata al medesimo. Ma il giorno in cui un partito riformista dichiarasse che nei comuni meridionali è necessario diminuire il dazio consumo pagato dai proletari; sopprimere molte scuole classiche comunali, che servono solo a dare l'istruzione a spese di tutti ai figli della piccola borghesia locale; riformare tutta l'amministrazione co.rpunale per impedire gli abusi e i soprusi e le spese di lusso; - quel partito dovrebbe fare i conti con tutta la piccola borghesia meridionale e dovrebbe adattarsi a combatterla nei primi tempi. In séguito un piano di riforme generali, come la dim1nuzione del to– tale carico tributario, il miglioramento delle condizioni del proletariato e quindi l'aumento delle industrie e dei commerci locali, la giustizia am– ministrativa applicata rigidamente e imparzialmente verso tutti, finirebbero col compensare questa classe del reddito oggi percepito parassitariamente a carico dei bilanci comunali; e allora in un ambiente sociale piu morale, piu elevato, piu giusto, tutti quei disgraziati che oggi vivono miseramente di affarismo, di imbrogli, di birbonate, metterebbero il loro ingegno a ser– vizio di cause buone e generose. Messi in grado di guadagnare la vita one– stamente, senza rubare il pane ai propri simili, essi preferiranno çerto la vita nuova di amore e di solidarietà alla vita antica di odio, di lotte, di rancori. Ma intanto... questa classe è quello che è. E non saranno le <ilsortazioni dei filantropi che la muteranno ad abbandonare l'uovo d'oggi. Questo biso– gnerà strapparglielo dalle mani. Se pure, per quieto vivere, non si prefe– risce lasciar andar l'acqua per la sua china, e lasciare persistere, sotto l'eti– chetta radicale, o repubblicana, o socialista, il marciume attuale. A quei repubblicani e radicali, che predicano l'amore fra le classi so– ciali dove gli uni tengono sotto le calcagna gli altri e vogliono l'unione dove c'è la lotta feroce e selvaggia; a quei repubblicani e radicali, che so– stengono la soluzione del problema politico dover precedere e non andare strettamente connessa con la parte almeno piu attuale e urgente del pro– blema sociale; io vorrei presentare il seguente dilemma a proposito della Italia meridionale: o voi volete che la vostra trasformazione politica non debba essere una corbellatura, come la trasformazione del 1860, e allora dovrete strappare il potere politico dalle mani dei latifondisti e il potere amministrativo dalle mani della piccola borghesia, e combattere l'una classe 85 BibliotecaGino Bianco

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