Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guerra mondiale nino era fuori strada. Fu costretto a riconoscere che alcuni di quegli argomenti erano giustificati e promise di riferirli a Sonnino. Sonnino aveva imboccata la sua strada, e non era uomo di abbando– narla mai piu. Il 12 marzo mandò nuove istruzioni a Imperiali suggerendo– gli un argomento, secondo lui decisivo, per la discussione sulla questione dalmatica. È opportuno ricordare che il 5 aprile 1914, Sazonoff disse a Carlotti "che l'Au– stria-Ungheria non può opporsi validamente all'occupazione del Trentino, di Trieste, della Dalmazia, e di Vallona." E 1'11 agosto Carlotti ·riferiva: "quanto all'acquisto della Dalmazia, da Zara a Ragusa, Sazonoff ha espresso voti che l'Italia garantisca alle popo· lazioni slave libertà religiose e culturali che sarebbero nel suo stesso interesse· per la cordiale convivenza dei due elementi." Con queste parole il ministro degli affari esteri russo veniva implicitamente a consentire un nostro acquisto del~a Dalmazia. È evidente che Inghilterra e Francia non potrebbero essere per la Dalmazia meno consenzienti con noi che non si era dimostrata la Russia. Imperiali prevedeva una forte resistenza anche sulla questione dell'Al– bania, perché supponeva che alla Triplice Intesa "stesse molto a cuore sod– disfare le note aspirazioni serbe su Durazzo." Perciò il 13 marzo domandò a Sonnino argomenti per· dimostrare perché la costituzione di uno Stato al– banese, propugnata nel memoriale di Sonnino, fosse "un essenziale inte– resse italiano." È Sonnino a spiegargli il 14 marzo che l'Italia aveva sempre assunto di fronte all'Albania, specialmente maome~tana, la parte di protet– trice della sua indipendenza politica e religiosa, "nell'interesse umanitario e della pace." L'Italia non poteva non sentire "un dovere moral~" di tu– tela verso quelle popolazioni, ed evitar· loro i danni del continuo inevita– bile conflitto fra gli elementi cristiani dominatori e le popolazioni musul– mane soggette. Nei riguardi militari, l'Italia aveva interesse a creare uno Stato neutrale che "facesse da cuscinetto" alle spalle di Vallona, e la pro– teggesse dai serbi e dai greci. Nei riguardi economici e sociali lo Stato al– banese sarebbe rimasto aperto all'influenza italiana. Alla Serbia sarebbero ri– masti i porti di Ragusa e di San Giovanni di Medua, "oltre quelli di Cat– taro e di Antivari ove essa si unisca un- giorno (come è probabile) col Montenegro." Con questi argomenti •in tasca, Imperiali poteva essere sicuro del fatto suo a Londra, dove nessun interesse inglese era in gioco e perciò tutti gli argomenti sarebbero stati buoni. Ma a Pietrogrado si addensavano le nuvole. Qui l'ambasciatore fran– cese, Paléologue, faceva fuoco e fiamme contro le èlomande di Sonnino. Se avessero promesso la intera costa dalmata le Potenze dell'Intesa avreb– bero tolto alla Serbia l'accesso al mare. Un'Albania musulmana sarebbe sta• ta causa di continui disordini nell'interno del paese e di complicazioni in– ternazionali nell'avvenire: meglio dividerla senz'altro fra slavi e greci, e non se ne parlasse piu. Neutralizzare l'intera costa orientale sarebbe stato _vio– lare la sovranità degli Stati litoranei. Sazonoff, d'accordo collo Stato Maggiore dell'esercito, non dava im- Biblioteca Gino Bianco

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