Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guerra mondiale Noi - ha scritto Salandra - intendevamo lasciare alle popolazioni retrostanti lar– ga [?] possibilità di sbocchi veramente commerciali in Adriatico. Fra questi primeggiava, si poteva anzi dire unico porto modestamente attrezzato per opera soprattutto dello Stato ungherese, quello di Fiume (L'Intervento, 195). Salandra ammette che "dalla realtà dei fatti, quali si svolsero negli an– ni successivi, rimase poi dimostrato che l'entrata in guerra dell'Italia e la sua persistenza fra le alterne vicende, fu una fra le ragioni essenziali del di– sfacimento dell'Impero cui noi demnio l'ultimo crollo." Ma ammette pu– re che Sonnino nel preparare il pro-memoria del 16 febbraio "non _ebbe in mente la dissoluzione dell'Impero austro-ungarico e il conseguente as– setto dei territori che lo costituivano." Egli giustifica il suo amico col fat– to che "allora nessuno prevedeva l'imminente sfacelo totale" dell'Au– stria né in Inghilterra, né in Francia, né in Russia, e nessuno allora avrebbe secondato il governo. italiano se avesse messo avanti un problema cosf inat– tuale. La verita vera è che dello sfasciamento dell'Austria si parlava da molto tempo in Europa anche se da uomini che non avevano mai avuto sento– re delle idee professate da Mazzini durante il Risorgimento italiano. Era opinione assai diffusa che nell'Impero absbùrghese il segnale allo sban– damento delle nazionalità sarebbe stato dato alla morte di Francesco Giu– seppe. Scoppiata la guerra, nell'estate del 1914, alcuni uomini politici czechi (Masarik, Benés, Stefanik) e jugoslavi (Supilo e Trumbic) erano ·riusciti ad attraversare le frontiere dell'Impero austro-ungarico e avevano ini– ziato in Russia, in Inghilterra, in Francia, in America la campagna per lo smembramento dell'Austria. In Inghilterra e Francia essi avevano trovato ascolto in uomini che non erano i primi venuti, come gli storici Trevelyan, Muir e Seton-Watson e il giornalista Steed del Times, e Gauvain del Jour– nal de Debats. Anche in Italia sul principio del 1915 il problema del– lo smembramento dell'Austria cominciò ad essere discusso in quei gruppi democratici in cui persisteva ancora la tradizione mazziniana. Certamente, in quel_momento, fuori d'Italia, fra gli uomini che andavano per la mag– giore, nessuno era disposto ad adottare quella idea. Ma nessuno fuori d'I– talia era disposto a secondare Sonnino nel piano di conquistare la Dal– mazia. Eppure Sonnino lottò per la sua idea con ostinata volontà. Spetta– ~a. a lui e non agli altri aprire gli occhi sui risultati inevitabili della sua po– litica perché lui e non gli altri erano gli autori della sua politica. . Onestamente, però, nessuno potrebbe lanciare contro di lui la prima pietra perché non fu piu preveggente di tutti quegli altri altolocati per– sonaggi, alle cui mani erano allora affidati i destini dei popoli. Dopo tutto, a somiglianza degli altri, avrebbe potuto fare nel corso della guerra quel che non fece nel 1915. · Salandra dà un'altra spiegazione della politica sonniniana nel proble– ma dell'Austria e questa è la vera e ci fa capire perché Sonnino insisté nella sua idea anche dopo che le esperienze della lunga guerra avevano 539 BibliotecaGino Bianco

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