Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

'Capitolo dodicesimo Fra Austria e Jugoslavia Nel pro-memoria del 16 febbraio Sonnino formulò un programma di "aspirazioni nazionali," "garenzie strategiche" e monopoli commerciali con– forme al pensiero dei nazionalisti, delle alte gerarchie militari e degli arma– tori triestini. Quel programma includeva nei confini italiani tutti i territo– ri attraverso cui gli abitanti del bacino danubiano si affacciavano sul- 1'Adriatico, méno due piccole finestrelle, una a Fiume e l'altra a sud del– la foce del Narenta. Nessuno poteva aspettarsi che la casta feudale, milita– re e burocratica di cui era centro la dinastia degli Absburgo, avrebbe rinun– ziato a quei territori se prima non fossero stati messi fuori di combattimen– to l'esercito e la marina dell'Impero. Ma il giorno in cui l'Impero non avesse avuto piu né esercito né marina, i gruppi nazionali che ne minava– no all'interno la struttura, non piu stretti insieme dalla forza militare, se ne sarebbero andati ciascuno per la sua strada. In poche parole, le con– quiste territoriali a cui Sonnino aspirava, come del resto anche quelle cir– coscritte a cui si arrestava Bissolati, potevano diventare realtà ad una sola condizione: che la guerra verso cui Sonnino si imbarcava, diventasse una guerra per lo smembramento dell'Austria. Un'idea di questo genere non penetrò mai nel cranio di Sonnino. Quando egli era giovane e faceva il tirocinio diplomatico a Berlino, ai bei tempi di Bismarck, egli aveva sentito ripetere nei circoli bismarckiani l'afo– risma famoso: "Se l'Austria non ci fosse bisognerebbe crearla." Anche Bea– consfield era stato di questa opinione. Poteva il Beaconsfield italia~o dissentire dal Bismarck e dal Beaconsfield britannico? "A noi conviene," Sonnino si ri– peteva, "una Serbia ingrandita e un'Austria diminuita." L'aquila bicipite do– veva perdere alcune penne maestre, ma non poteva essere ammazzata. L'abbandono di Fiume all'Ungheria-Croazia si spiega appunto col fat– to che Sonnino alle spalle della Venezia Giulia conquistata dall'Italia si aspettava che sarebbe sopravvissuta una Austria-Ungheria ridotta di super– fice ma non smembrata. Fiume egli la lasciava, non alla Croazia, ma all'Ungheria, a cui la Croazia doveva rimanere unita, come sbocco commer– ciale nell'Adriatico. 538 BibliotecaGino Bianco

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