Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guerra mondiale dare, domandare e domandare territori che dovevano essere molto preziosi se ci teneva a enumerarli con tanta cura. In fondo egli non domandava che territori pochissimo estesi e di poco e nessun valore economico. Il suo non era l'imperialismo a largo respiro degli inglesi e dei francesi che si prepara– vano ad inghiottire dei continenti. Era l'imperialismo stretto di petto di chi pitocca un sorbo dopo aver impetrato un fico d'india e agogna un nido di lucertole dopo avere ottenuto una tana di volpe. Imperiali non era affaticato da eccessiva intelligenza, ma vivendo in Inghilterra non poteva essere del tutto insensibile agli stati d'animo che circolavano intorno a lui. Perciò telegrafò a Sonnino nei termini seguenti: Se possibile mi parrebbe opportuno indicare alcune località coi nomi italiani anzi che con quelli slavi. Se non erro, ad esempio, Matlis potrebbe essere chiamato col nome· italiano di Mattuglie. I due nomi che converrebbe possibilmente piu degli altri tradurre in italiano sono Strarigrad e Ljubac. Sonnino rispose il 2 marzo autorizzando Imperiali a sopprimere nel te– sto le città di Tribanj, Strarigrad, Nona, Ljubac e Novgradi, sostituendo "Lissarica e Tribany." "Con ciò," osservò solennemente; "si sopprime la citazione delle tre località di nome slavo Strarigrad, Ljubac e Novgradi." Fu cosf che la Dalmazia diventò un po' meno slava e un po' piu italiana. Sonnino si aspettava che le sue domande avrebbero "offuscato per la loro determinatezza la meticolosa suscettibilità inglese." Ma Imperiali doveva fare osservare a sir Edward che nel partecipare alla guerra gli ita– liani si sarebbero trovati a fianco "alcuni compagni d'arme" (intendeva dire i serbi), che erano "certamente stimabilissimi" ma che avevano "per qual– che riguardo interessi ed ideali politici diversi e in parte opposti" a quelli dell'Italia; ed era da prevedere che alla fine della guerra i serbi avrebbero "esercitato una pressione" ai danni dell'Italia negando "l'appagamento di alcune nostre antiche aspirazioni nazionali e le indispensabili garanzie della nostra situazione militare nell'Adriatico." L'Italia non era stata attacèata né provocata da nessuno. Nulla la costringeva ad entrare in campo ed a~rontare i rischi e le responsabilità della guerra fuorché il desiderio di sod– disfare le aspirazioni nazionali e assicurarsi le necessarie garenzie strategiche ~ell'Adriatico. Era perciò indispensabile che "a scanso di equivoci tutti 1 punti essenziali dell'accordo fossero nettamente enumerati ed elencati." _L'idea di evitare che alla fine della guerra sorgessero cont~stazioni sul d: st mo dei territori italo-slavi dell'Adriatico orientale era perfettamente ra– gion~vole. Esisteva fra gli slavi del sud un nazionalismo sfrenato, che ri– v_endicavanon solo la Dalmazia e l'Istria orientale, ma anche l'Istria oc– cid<:ntale, e Trieste, e Gorizia, e finanche quella parte della provincia di Udme ,che. era abitata da gruppi slavofoni i quali avevano sempre fatto par– t: dell Itaha ed erano di sentimenti italiani. Occorreva perciò mettersi al sicuro contr h . G" r . 0 sorprese c e potessero msorgere alla fine della guerra. San m iano si era anche lui preoccupato di questa necessità. Ma teneva an- 527 BibliotecaGino Bianco

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