Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guerra mondiale "Io sono molto in dubbio sulla saviezza della decisione per la. neutralità. Le probabilità sono che in terra vincano Germania e Austria. E che sarà di noi e dell'alleanza in futuro? 11 Il 2 agosto era "scosso se non convinto. 11 Il 5 agosto non era ancora convinto ma non poteva disfare i fatti com– piuti e cominciava ad adattarvisi. Il 26 ottobre, ci?è. nei giorni nei q~ali negoziava con Salandra per la sua entrata nel Mm1stero, un suo amico, il marchese Antonio De Viti de Marco, al quale debbo questa informa– zione, gli domandò se era vero che aveva desiderato l'intervento a fianco della Germania e dell'Austria. Rispose: "Al principio della guerra, sL Biso– gnava entrare in guerra a fianco degli alleati, facendo patti chiari. 11 "Qua- ."' Il T . ? 11 "S' ·1 T . 1 h 1 11 li pattlr rentmo. 1, 1 rentmo e qua c e a tra cosa. Le discussioni fra San Giuliano e Berchtold avevano dimostrato che il Gabinetto di Vienna non intendeva rinunziare né al Trentino né a nes– suna altra cosa. Ma la battaglia della Marna aveva annientato il mito del– la fulminea vittoria tedesca. Sonnino pensava che l'Italia, entrando con forze fresche fra i belligeranti esauriti dalla guerra dei mesi precedenti, avrebbe fatto traboccare rapidamente la bilancia in favore degli alleati da essa prescelti. Era da sperare, perciò, che il Gabinetto di Vienna, messo di fronte a questa situazione militare impreveduta, si sarebbe mostrato piu ragionevole nella questione dei compensi. D'altra parte, egli continuava a credere che la Germania non poteva esser vinta per terra, mentre non po– teva vincere l'Inghilterra per mare. Una pace di compromesso era perciò inevitabile. Nei negoziati per questa pace di compromesso, il governo ita– liano, appoggiato ad un paese meno esaurito che la Francia e forte del pre– stigio acquistato nell'aver imposto alla Francia col suo intervento, e so– stenuto dai governi di Berlino e di Vienna nonché da quello di Londra, avrebbe obbligato la Francia a fare larghe concessioni coloniali. Era la politica del "sacro egoismo 11 secondò il cuore di Salandra. Se qualcuno è dell'opinione che questa era una politica di ricatto, io non obietterò, purché mi si conceda che la diplomazia è stata sempre, m tutti i paesi, e non solamente in Italia, l'arte di ricattare chi si trova 1n imbarazzo, offrendogli vantaggi e minacciando danni. Sonnino prese come punto di partenza la dichiarazione fatta il 25 agosto dai Gabinetti di Vienna e di Berlino nel senso che erano disposti "a conversare'' con l'Italia sulla questione ·dei compensi a cui essa avreb– be avuto diritto in caso di occupazioni temporanee o permanenti di un ~e:r~to:io balcanico. Finora le truppe austriache, salvo alcuni successi miziah, non avevano incontrato sul fronte balcanico che rovesci. Non esse facevano occupazioni temporanee fuori dai vecchi confini austro-ungarici. E:ano, le truppe serbe e montenegrine che erano entrate in quei confini: Fmche la situazione· militare continuava ad essere sfavorevole all'Austria, a _Sonnin? ~on rimaneva che segnare il passo. Sul principio di dicembre, gh ~ustnac1, occupando Belgrado, e preparando un'ulteriore avanzata in Serbia gli offri 1 · · · · 1 " · · 11 , rono e occas10m per napnre e conversaz10m. 521 BibliotecaGino Bianco

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