Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte quinta no il Gabinetto di Vienna dovesse consentire a un compromesso ragione– vole nella questione dei compensi sulla frontiera austro-italia~a e ce– ·mentare cosi l'alleanza per una guerra in comune. Aveva insomma lo stes– so orientamento mentale di San Giuliano. La sua intelligenza ottusa e lenta non poteva pensare che una idea per volta. La pensava con grande diligenza e fatica e quando era ar– rivato a pensarla, ci si ~iedeva sopra in permanenza, nella certezza di avere raggiunto per sempre una verità assoluta e definitiva. Era incapace di con– cezioni sintetiche. Le idee che riusciva a elaborare le metteva l'una accan– to all'altra· senza ricavarne mai un quadro d'insieme. Una signora che era · cresciuta con lui nell'adolescenza e lo conosceva a perfezione, soleva dirmi che la testa di Sonnino era come una sala da ballo le cui mura erano tutte ricoperte di piccole figurine come quelle delle scatole di fiammiferi. Si per– deva nelle minuzie piu insignificanti mentre la realtà gli passava davanti incompresa. Mentre per effetto della guerra i miliardi volavano dalle finestre come sciami di passeri spaventati, egli cancellò dal bilancio del Ministero degli esteri 150 lire che da tempo immemorabile erano stanziate per alimentare i gatti del Ministero. Il suo ragionamento non faceva una grinza. Se nel palazzo del Ministero - disse - vi erano topi che ren– devano necessari i gatti, i gatti dovevano nutrirsi coi topi e quindi non avevano bisogno di spender denaro per mangiare e quindi lo stanziamento non era necessario. Se, inyece, mancavano i topi e perciò i gatti non ave– vano da mangiare, allora erano i gatti che non erano piu necessari e an– che lo stanziamento non era piu ne.cessario. Non gli veniva in mente che se i gatti fossero scomparsi, i topi sarebbero riapparsi. Questa ipotesi era troppo complicata per lui. Lui era un "realista" e non faceva ipotesi. Mentre gli mancava la snellezza scettica ed improvvi~atrice di San Giuliano, aveva un carattere piu risoluto ed era uomo capace di affrontare qualunque grave e pericolosa responsabilità per quello che egli onestamen– te credeva essere l'interesse del paese. Fu massima sventura d'Italia che un uomo dalla coscienza cosi austera e dal comprendonio cosi limitato diven– tasse suo ministro degli esteri proprio in quel momento decisivo della sua storia. Sonnino non era stato mai ufficialmente iscritto al Partito naziona– lista, ma era imbevuto di sentimenti nazionalisti dalla cima dei capelli alla punta dei piedi. Il quotidiano Giornale d'Italia che e~a diretto da un suo devoto amico e cieco ammiratore, Bergamini, lavorava in stretto collega– mento coi nazionalisti. Esso era per l'Italia quello che è per gli Stati Uni– ti la stampa Hearst: Bergamini soleva dire che una notizia falsa vale per un giornale molto piu che una notizia vera, perché la notizia vera non la– scia nessuno strascico, mentre la notiza falsa suscita polemiche, smenti– te e controsmentite e cosi aumenta la circolazione del giornale. Nel luglio 1914 Sonnino avrebbe voluto l'intervento immediato del– l'Italia a fianco degli Imperi centrali. Il primo agosto scnveva a Salandra: 520 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=