Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte quinta altri paesi. Tutto questo è vero. Ma il "sacro egoismo" degli altri non si payoneggiò mai in una formula lapidaria e brutale come quello di Sa– landra. Quelle due parole, nette co~e una medaglia coniata nella zecca di un tiranno italiano del Quattrocento, fecero all'Italia piu male che una guerra perduta. Il modo come un principio è formulato, il momento in cui la formula è lanciata sulla faccia del mondo, sono piu importanti che il contenuto di essa. Il "sacro egoismo" di Salandra è passato in tutti i manuali di storia come caratteristico del "machiavellismo italiano." Se Salandra avesse studiato meglio Machiavelli, avrebbe evitato la pacchia– neria del "sacro egoismo" e non avrebbe perduto quella eccellente occa– sione, non per mentire, come gli altri facevano, ma per tacere. Un "reali– sta" italiano, come un "realista" tedesco, nove volte su dieci, non è che un blagueur del cinismo, un sentimentale che procura difendersi contro i tranelli del sentimento facendo la faccia feroce. È un pessimo discepolo di Machiavelli. Machiavelli avrebbe diseredato Salandra, e avrebbe trasferito la · sua primogenitura ai ministri degli esteri dell'Inghilterra e della Francia. Nella disgraziata dichiarazione del 18 ottobre, Salandra lasciò impre– giudicata la opzione fra- Imperi centrali e Triplice Intesa, e 'per le due set– timane che resse l'interim· degli esteri continuò a barcamenarsi di qua e di là facendo l'occhiolino dolce a tutti. Il 19 ottobre annunziò all'ambasciatore austriaco fa intenzione di mandare delle forze navali in crociera nelle acque albanesi per impedire che qualche sbarco in quelle coste potesse violare la neutralità del paese, garentita dal1e Grandi Potenze, ma sarebbe sempre rimasto intatto l'accordo italo-austriaco per il reciproco disinteressamento territoriale e l'impresa, se avesse avuto luogo, sarebbe stata fatta col consenso di tutte le potenze che garantivano la neutralità dell'Albania, cioè tanto dagli Imperi centra- ' li quanto dalla Triplice Intesa. In questo discorso è evidente che lo sbar– co, che Salandra voleva evitare, era uno sbarco dei francesi o inglesi e non degli austriaci. Viceversa, a Carlotti Salandra telegrafò: "Questa azione dell'Italia non può essere che gradita alla Triplice Intesa," mentre a Ber– lino, l'ambasciatore italiano Bollati spiegò la crociera albanese come un mezzo per "deviare l'opinione pubblica italiana dalle dimostrazioni anti– tripliciste." Sfr Edwa_rd Grey non solo acconsenti'. alla crociera, ma il 22 ottobre_ eccitò il governo italiano ad intervenire attivamente nell'Albania meri– dionale per rimediare in qualche modo alla miseria e la fame che tormen– tavano la popolazione musulmana e che potevano produrre un massacro di cristiani. I diplomatici inglesi obbediscono a sentimenti umanitari ogni volta che ci trovano la loro convenienza. In questo caso, Sir Edward po– teva sperare che da uno sbarco italiano a Vallena nascessero attriti fra i Gabinetti di Roma e di Vienna. La Triplice Intesa - avrebbe potuto ri– cavar profitti da quegli attriti. Salandra non disse di no: avrebbe mandato a Vallona una spedizione 518 BibliotecaGino Bianco

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