Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte quinta doveva sfuggire dall'incubo della minaccia austriaca per cadere sotto quello· · della minaccia slava (la Russia in quel momento infliggeva trémende di– sfatte all'Austria). Il Trentino e Trieste non sarebbero acquisti sufficienti. Occorreva avere come confine il displuvio principale delle Alpi e l'Istria fino al Quarnaro. Sulla Dalmazia non aveva idee definitive. Era incerto quali isole domandare (25 settembre). Pensava di aprire trattative col governo serbo per arrivare a un compromesso (6 ottobre). Avrebbe voluto far coin– cidere l'entrata in guerra dell'Italia con quella della Romania. Consentiva che l'Albania fosse spartita fra Montenegro, Serbia e Grecia, purché la co- sta fosse neutralizzata e Vallona passasse in piena sovranità all'Italia. Alla guerra doveva succedere un trattato di reciproca garanzia fra i vincitori, eh~ però non doveva impegnare le parti a nessuna assistenza verso quella che fa– cesse politica aggressiva. Mentre San Giuliano elaborava il programma dell'intervento a fianco dell'Intesa, la situazione militare cambiò ancora una volta apparenza. Gli sforzi francesi per snidare i tedeschi dalle posizioni, su cui si erano fermati dopo la ritirata dalla Marna, riuscivano vani. Sui primi di ottobre la guerra in Occidente accennava a divenire stazionaria. In Oriente i russi furono re– spinti dagli austriaci al tli 1~ dei Carpazi (30 settembre). Crebbe per gli Imperi centrali la utilità della neutralità italiana. Crebbe per l'Intesa la uti– lità di un intervento italiano. Il governo tedesco sui primi di ottobre propose che il governo ita– liano occupasse Vallona: "questa misura sarebbe un buon mezzo per di– strarre dal nord gli occhi dei nazionalisti e per metter piede nei Balcani." Il governo austriaco ritornò, al solito, ad impennarsi e ad accumular riser– ve. I governi dell'Intesa, seguendo queste trattative sui telegrammi ita– liani, che venivano via via decifrati a Pietroburgo, deliberarono di non op– porsi alla impresa italiana; uno sbarco italiano a Vallona poteva produrre un urto fra Italia e Austria. In questo senso Barrère parlò a San Giulia• no, il 6 ottobre. San Giuliano "ringraziò vivamente"; ma ·non abboccò all'amo. Al contrario, il 10 ottobre s1 dichiarò d'accordo con Macchio nella opinione· che la Triplice Intesa desiderava mettere in guerra l'Italia con l'Austria, af– finché le flotte dei due paesi si distruggessero a vicenda; rimarrebbe cosf illimitato il dominio navale della Intesa. nel Mediterraneo: "solo cosf si spiega l'attitudin~ passiva ed osservatrice della flotta anglo-francese nel- 1' Adriatico." La Triplice Intesa cer:cava di trascinare con sé l'Italia. Ma non raggiungerà questo scopo; egli contribuirà con tutte le sue forze ad impedire che ciò avvenga; è questa la principale ragione per cui vuole rimanere al Ministero degli esteri nonostante la sua grave malattia; è questa la sola politica che l'Italia possa ragionevolmente seguire; gli avversari di questa politica cominciano ad avvedersi che non guadagneranno la partita; raddoppieranno i loro sforzi dispettosi, sfrutteranno ogni piccolo incidente per rinnovare gli assalti; ma non bisogna prenderli sul serio; il governo italiano farà -tutto il possibile per resistere a quelle correnti nella misura che ,,gli sarà consentito dalle istitu– zioni libere del paese. 494 Biblioteca Gino Bianco ...,

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