Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guerra mondiale piu risoluti e piu inesorabili ci mostreremo, e piu guadagneremo agli occhi dell'Italia. Non era né necessario né utile accordarsi con alleato cosf poco sicuro com'era l'Italia. Merey discuteva con San Giuliano in tono altezzoso e insolente. Le teorie che il ministro italiano gli esponeva "non gli erano nuove," ma erano "mere teorie e sbagliate per giunta" e "dimostravano scarsa amicizia e soli- d . ' " aneta. Berchtold nel 1914, come Kalnoky nel 1887, voleva evitare qualunque discussione sui compensi; perciò avrebbe voluto che l'Italia rimanesse neu– trale. Rimanendo neutrale il governo italiano poteva essere accusato di non aver tenuto i patti dell'alleanza e perdeva ogni diritto ad invocare la clausola dei compensi. Alla sua volta San Giuliano si sforzava di utilizzare le difficoltà, 'in cui Vienna si era messa con l'ultimatum alla Serbia per costringerla a ri– spettare l'obbligo assunto ventisette anni prima. Guglielmo II era d'accordo con Berchtold nel trovare scandaloso che San Giuliano osasse ricordare l'esistenza dell'articolo VII: "il ladruncolo vuole sempre inghiottire qualcosa, insieme cogli altri" - cosf egli postillò il rappor– to del 24 luglio, ìn cui l'ambasciatore tedesco a Roma annunziava che San Giuliano domandava i compensi. L'atto dell'inghiottire era da ladruncolo se lo faceva quello di Roma; non era da ladruncolo se lo faceva quello di Vienna; non sarebbe stato da ladruncolo neanche per quello di Roma se que– sto avesse diretto il suo appetito verso l'occidente anziché verso l'oriente. Di mano in mano, però, che il conflitto austro-serbo minacciava di tra– sformarsi in guerra generale, i governanti tedeschi erano costretti a preoc– cuparsi anche di quanto avrebbe potuto fare l'Italia. Il 27 luglio ìl ministro tedesco degli esteri, Jagow, e il sottosegretario Zimmermann, consigliarono a Berchtold di acquietare San Giuliano dicendogli "chiaramente" che egli non avrebbe sollevato obiezioni contro una domanda di compenso da parte del– l'Italia. Nello stesso tempo accettarono la tesi di Berchtold che il problema dei compensi dovesse sorgere solo nel caso che fosse stato necessario occup::t– re non "transitoriamente" qualche porzione del territorio serbo; inoltre i compensi dovevano rimanere indefiniti. Il 28 luglio le pressioni di Berlino su Vienna diventarono piu intense. Guglielmo II, il cancelliere Bethmann-Hollweg e il ministro Jagow fecero scongiurare "per amore del cielo" Berchtold perché si intendesse con l'Italia sull'interpretazione dell'articolo VII. San Giuliano non solamente rifiutava di intervenire nella guerra, se diventava guerra generale, ma minacciava di adottare un'attitudine non amichevole qualora non ci fosse stato accordo sul– la interpretazione dell'articolo VII. Dato il pericolo di guerra generale, oc– correva "chiarire la situazione al piu presto: la intera azione militare della Germania sarebbe stata messa in pericolo, se l'Italia avesse rifiutato il cono– scere di casus foederis." Sotto queste pressioni, Berchtold ordinò lo stesso giorno, 28 luglio, a Merey che facesse a San Giuliano la dichiarazione raccomandata da Berlino. 473 BibliotecaGino Bianco

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