Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Capitolo terzo La discussione sui compensi Nei primi scambi di idee avvenuti a Vienna il 2 luglio 1914 fra il mini– stro degli esteri austro-ungarico, Berchtold, e l'ambasciatore tedesco Tschir– schky, sulla "azione senza riguardo" che il governo austriaco progettava con– tro la Serbia per l'eccidio di Sarajevo, Tschirschky osservò che "l'Italia, data la sua condizione di alleata, avrebbe dovuto essere consultata prima che l'Au– stria intraprendesse un'azione capace di condurre alla guerra." Berchtold op– pose che "il Gabinetto di Roma se fosse stato consultato in precedenza, avrebbe senza dubbio domandato come compenso Vallona, ciò che il governo austriaco non poteva concedere." Questa opinione fu accolta dal governo di Berlino. E in conseguenza il 5 luglio si convenne che il governo di Roma non dovesse essere né consultato e neanche informato in precedenza, ma sarebbe stato "messo in faccia ad una situazione irrevocabile." Il 15 luglio Berchtold stabili'. che l'ultimatum alla Serbia sarebbe stato comunicato a Roma solamente un giorno prima della presentazione a Belgrado. Ma il segreto geloso, con cui si preparava l'ultimatum, non rimase im– penetrabile agli informatori, che il governo serbo aveva negli uffici pìu ri– servati di Vienna. La legazione italiana a Belgrado, informata alla sua volta della notizia giunta da Vienna, la comunicò a Roma verso il 15 luglio. A Ro– ma l'ambasciatore austriaco, Merey, seppe, il 18 luglio, che qualcosa dei pro– getti al,lstriaci era H trapelato, e accusò a torto di indiscrezione l'ambascia– tore tedesco Flotow. La sola concessione che Berchtold fece fu quella d'auto– rizzare Merey ad informare genericamente San Giuliano sulla iniziativa che il governo austriaco si preparava a prendere nei prossimi giorni. Il Gabinetto di Vienna - dichfarò Merey a San Giuliano in una conversazione del 21 lu– glio - si proponeva di "tenere a Belgrado un linguaggio assai serio"; "una soluzione pacifica dell'affare era perfettamente possibile," ma se i mezzi paci– fici si fossero rivelati vani, "il Gabinetto di Vienna era lontano dal pensare ad una guerra di conquista, o all'annessione di una parte della Serbia"; ad ogni modo l'Austria "faceva assegnamento sulla lealtà dell'Italia e sulla sua fe– deltà di alleata"; "l'interesse dell'Italia era di mettersi apertamente a fian- 468 BibliotecaGino Bianco

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