Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 austriaci abitati da italiani era un caso locale di un problema generale: il problema delle indipendenze e delle giustizie nazionali, da essere risoluto per tutti, se dopo la guerra si voleva assicurare la pace. Non avrebbero mai scatenata una guerra per risolvere il problema dell'irredentismo italiano; ma poiché la guerra era sorta per volontà altrui, occorreva in una pace giusta per tutti che l'Italia conquistasse giustizia anche per sé. Per i nazionalisti, l'annessione all'Italia dei territori abitati da italiani faceva parte di un piu vasto programma di acquisti, a cui l'Italia doveva aspirare nel trionfo della sua forza, per terra e per mare, secondo le convenienze e le possibilità, anche al di là del principio di nazionalità. Per i triplicisti neutralisti, si trattava di raggiungere quel tanto di rettifiche di frontiera, che non minacciasse di urtare in un rifiuto insuperabile dei governi alleati. I socialisti neutralisti negavano che la guerra potesse risolve~e alcun problema di giustizia. nazio– nale, né per l'Italia, né per alcun altro paese: l'imperialismo dei vincitori avrebbe violato sempre e comunque i diritti nazionali dei paesi vinti. Ma non negavano la esistenza dei problemi nazionali; ne aspettavano la solu– zione dalla rivoluzione sociale che sarebbe stata precipitata dalla guerra; si tenevano pronti ad accusare la "borghesia 11 italiana di non avere saputo risolvere colla guerra neanche il suo problema nazionale e ad utilizzare la insoddisfazione del sentimento nazionale come nuovo lievito di rivoluzione sociale. Ai differenti stati d'animo rispondevano differenti sistemi di idee ri– guardo ai nuovi confini nazionali. I socialisti neutralisti non se n'interessa– vano: nell'internazionale proletaria sarebbero spariti tutti i confini. I tri– plicisti neutralisti speravano di ottenere dal governo di Vienna il Trentino italiano e una rettifica di frontiere verso l'Isonzo. I .socialisti e democratici interventisti aggiungevano al Trentino la Venezia Giulia fino al Monte Mag– giore, in modo da includere al di qua della frontiera italiana il minor nu– mero possibile di slavi; e invocavano un compromesso italo-slavo, che garan– tisse libertà di cultura nazionale ed eguaglianza giuridica alla minoranza slava che sarebbe rimasta al di qua della frontiera italiana, e ai nuclei italiani che sarebbero rimasti al di là, a Fiume e in Dalmazia. I nazionalisti aggiun– gevano al Trentino l'Alto Adige fino al Brennero; estendevano la frontiera della Venezia Giulia fino a Longatico, al Monte Nevoso e al di là di Fiume; domandavano l'annessione della Dalmazia fino al Narenta. Si associavano con essi quasi tutti gli irredentisti tradizionali, che passavano dalla tattica della difesa nazionale contro gli assalti dei tedeschi sul Trentino e degli slavi nella Venezia Giulia e nella Dalmazia, alla tattica della controffensiva e del– la rappresaglia contro i nemici, di cui pregustavano la. sconfitta. Salandra, assumendo la successione di San Giuliano il 18 ottobre, prese chiara posizione non solo contro l'internazionalismo pacifista, ma anche con– tro lo interventismo dei socialisti e dei democratici. "A proseguire nelle diret– tive supreme della nostra politica, 11 dichiarò ai funzionari .del Ministero de– gli esteri, "occorre animo scevro da ogni preconcetto, da ogni pregiudizio, da 423 BibliotecaGino Bianco

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