Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza dassero contro di noi, e l'intervento dell'Italia al nostro fianco avvenisse allora, noi sa– remmo certo obbligati a lasciar andare le cose per la loro strada, ma non dovremmo né approvare, né cedere volontariamente alcun territorio. Dovremmo riservarci il diritto di annullare i successi italiani dopo la fine delle operazioni, se fosse possibile, e d'accordo con la Germania, come sarebbe desiderabile. A Berlino erano furibondi contro il "tradimento" dell'Italia. Il 4 ago– sto, Guglielmo II chiamava "scellerato" il re d'Italia. Il capo di Stato Mag– giore tedesco, Moltke, scrisse il 5 agosto a Conrad: "Il tradimento dell'Italia avrà nella storia la vendetta. Che Iddio vi conceda di vincere, affinché possiate piu tardi fare i conti con quei mascalzoni." Ma c'era sempre qualche speranza di trascinare nella guerra gli scellerati mascalzoni. Pur di ottenere questo scopo, bisognava che il governo di Vienna fosse meno intransigente nella questione del Trentino. L'8 agosto, Guglielmo II era di opinione che occorresse fare questo sacrificio: in seguito, la Germania avrebbe aiutato l'Austria a recuperare quel che avrebbe ceduto. Il 9 agosto, Moltke scnsse a Conrad: Date le condizioni attuali, mi sembra che l'Austria 'non possa sostenere una lotta anche con l'Italia. Quel che oggi importa, è condurre a buon termine la guerra con la Russia, rinviando il resto a un tempo ulteriore. Qui fanno l'impossibile per convincere l'Italia, ma servirà poco: la ·bestia vuol divorare e non si lascerà piegare da noi. Il 13 agosto, nuove insistenze: occorreva fare all'Italia larghe promesse pur di raggiungere una intesa provvisoria; fi– nita la guerra, si sarebbero fatti i conti con le pretese italiane. Berc'htold non volle saperne di seguire questa tattica; del Trentino non si doveva assolutamente parlare. Ora che l'Italia si era dichiarata neutrale, il meglio che si potesse desiderare era di lasciarla rimanere neutrale. Il 3 ago– sto propose al governo tedesco di "/ aire bonne mine à mauvais jeu: date le circostanze, era della massima importanza accontentarsi della neutralità ita– liana, ed evitare che l'Italia fosse attirata nel campo nemico." Bisognava perciò far credere all'Italia che si accettava il suo punto di vista in considera– zione di altre importanti ragioni, che erano decisive per quest'atteggiamento e se il governo italiano avesse ancora insistito sulla materia dei compensi, bisognava evadere la conversazione in maniera amichevole. In attesa che il governo tedesco aderisse a questa proposta, Berchtold continuò il 4 agosto a dichiarare al duca di Avarna che nella neutralità italiana non era possibile vedere se non "un'attitudine poco amichevole, non conforme al trattato d'alleanza." Ma, cominciando a fare il sentimentale, si rammaricò perché l'Italia avesse rifiutato la "opportunità, che le si offriva, di realizzare cosf vaste aspirazioni, come la Tunisia, la Savoia, ecc."; "dividendosi dagli alleati, non avrebbe guadagnato niente"; il governo austria– co non aveva nessuna idea di ingrandimenti nei Balcani; "voleva solamente mantenere quel che aveva"; il governo italiano aveva scelto pel suo cambia- 412 BibliotecaGino Bianco

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