Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dt:l 1871 al 1915 sarebbe passata ai fatti." Il governo austriaco doveva lasciare che il governo e la stampa italiana strillassero a loro agio, e andare per la propria strada. "Piu risoluti e piu inesorabili ci mostreremo, e piu guadagneremo agli occhi dell'Italia": questo era il coeterum censeo di Merey. Non era né necessario né utile accordarsi con un alleato cosf poco sicuro come l'Italia. Dopo avere violato il patto di alleanza, evitando di consultare il governo italiano sull' ul– timatum alla Serbia, e mentre si proponevano di violarlo ora e sempre nelle questioni dei compensi, Berchtold e Merey giustificavano questa slealtà at– tuale come rappresaglia contro la slealtà eventuale del governo italiano. Leggendo i documenti austriaci e tedeschi di questi giorni, la memoria ritorna alle discussioni che avvennero nel 1887 fra Kalnoky e Bismarck sul– l'art. 7 della Triplice. Kalnoky non voleva saperne di aggiungere al trattato del 1882 questa nuova clausola, che riconosceva nel governo italiano il di– ritto di intervenire nelle questioni balcaniche su piede di perfetta egua– glianza col governo di Vienna. L'accordo ideale era per Kalnoky quello del 1882, che obbligava l'Italia a rimanere spettatrice neutrale in una guerra, che scoppiasse fra l'Austria e la Russia per le questioni balcaniche, e la escludeva da ogni ingerenza nelle nuove sistemazioni che potessero rendersi necessarie. Bismarck, invece, era preoccupato del pericolo che scoppiasse la guerra austro-russa allo scadere della Triplice, e che la guerra austro-russa trasci– nasse seco la guerra franco-germanica. Voleva evitare che l'Italia passasse nel campo franco-russo. E insisteva energicamente affinché Kalnoky accet– tasse le pretese di Robilant. Per quanto un trattato sia accuratamente redatto - scrisse Bismarck a Kalnoky il 10 febbraio 1887 - si può sempre scoprire in esso una lacuna; chi vuole sottrarsi alle stipu– lazioni anche le piu chiare, può sempre trovare mezzi e vie per esentarsene. Per il mo– mento, lo scopo principale da raggiungere è che l'Austria-Ungheria, se entra in guerra con la Russia, abbia la certezza di non essere attaccata dall'Italia. Questo scopo è raggiunto grazie alla neutralità benevola a cui la Triplice impegna l'Italia. Il trattato addizionale italo-austriaco, preteso da Robilant, non significa nulla. Non obbliga neanche ai compensi. Perché la misura di questi compensi dipenderà, al momento opportuno, dalla conclusione di un accordo tra l'Austria e l'Italia, e l'Austria può sempre rinviare indefinitamente questo accordo. I governanti italiani vedevano anch'essi nel 1887 questo pericolo. L'am– basciatore italiano a Vienna, conte Nigra, discutendo l'argomento con Robi– lant scriveva il 1° novembre 1886: È questo un punto delicato, complesso e difficile a regolare. Noi chiediamo un arti– colo ~d~izionale, in forza del quale l'Italia e l'Austria si impegnerebbero ad astenersi da qu~l s1as1 occupazione senza un previo accordo basato sul sistema della compensazione reciproca. Il difetto principale della formula consiste nella facilità, che essa presenta, di esser; elusa. Il previo accordo sulla base della compensazione reciproca è una bella frase, ma e molto elastica. Ma io non trovo di meglio. N~l luglio del 1914 vennero al pettine i nodi del 1887. E le posizioni erano immutate. Nei governi di Vienna e di Berlino il tentativo di eludere 401 BibliotecaGino Bianco

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