Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte prima Lord Cranborn, segretario per gli affari esteri, trattando nella stessa seduta di quest'argomento, si limitò a smentire che vi sia stato "a Treaty or Agreement. " 44 E anche nella Camera dei Lords, nella seduta del 18 luglio 1902, Lord Lansdowne, affermava che "per quanto a lui constava, non c'era mai stata fra l'Italia e l'Inghilterra un'alleanza analoga a quella che esisteva [ nel 1902] fra Inghilterra e Giappone," ma aggiungeva: È perfettamente vero che nel 1887 ci fu uno scambio di vedute fra i governi dei due paesi - uno scambio di vedute, da cui resultava che sulla questione della politica mediterranea queste vedute erano identiche o, almeno, strettamente simili le une alle altre. Entrambi i paesi desideravano il mantenimento dello statu quo nel Mediterraneo e nei mari adiacenti. Gli uni e gli altri desideravano che non vi fosse alcun tentativo con– tro la indipendenza dei territori posti sul Mediterraneo. Gli uni e gli altri desideravano che la nostra diplomazia fosse diretta in questo senso, e che dandosi l'occasione ci trovassimo a cooperare nel disegno di tutelare questi interessi. Ma questa dichiarazione di politica (expression of policy) certamente non ha preso corpo in nessun trattato, e non è stata co– municata al parlamento, come è avvenuto dell'accordo (agreement) anglo-giapponese. Il valore di quella dichiarazione non risiede negli impegni presi, ma nel fatto che essa conteneva una riaffermazione della politica comune dei due paesi. 45 Lo studio del carteggio Crispi pubblicato in questi ultimi tempi, per– mette di chiarire questo punto meglio ancora. Quale che fosse la forma diplomatica degli accordi - si trattava proba– bilmente di uno scambio di note italo-inglesi (12 febbraio 1887), a cui aderiva (24 marzo) l'Austria 46 -, è certo che l'Inghilterra, l'Austria e l'Italia erano considerate come "alleate in Oriente," in base ad "intelligenze adottate nel 1887 a Vienna e a Londra," tanto che si poteva parlare di una "Triplice a Londra," tanto che si poteva parlare di una "Triplice continentale" (Ger– mania, Austria, Italia), e di una "Triplice Orientale (Inghilterra, Austria, Italia)." Quest'accordo, di cui si poteva dire che era il "patto fondamentale della politica europea in Oriente," non entrava in particolari minuti: era un'" intelligenza di massima" per la difesa degli "interessi comuni nel Me– diterraneo." E gl'interessi comuni consistevano nel "mantenimento dello statu quo del Mediterraneo e dell'Egeo," difendendo le "autonomie [bal– caniche J e la libertà degli Stretti. " 47 "Gli accordi furono fatti con l'intesa di Berlino, e conseguentemente coll'approvazione del Principe di Bismarck, il quale dichiarò che stava al di fuori degli accordi. Egli voleva che gli obblighi fossero limitati fra l'Austria, l'Inghilterra e l'Italia. La Germania pel mo– mento in disparte, vi sarebbe entrata quando la Francia avesse preso parte diretta nelle cose d'Oriente e del Mediterraneo. 1148 la Spagna, quella dell'Italia era di vitale importanza per la difesa dei nostri interessi nel Me– diterraneo." Ma nei Parliamentary Debates ufficiale queste parole non si trovano. 44 Parliamentary Debates, CX, 733. 4S Parliamentary Debates, CXI, 660. 46 Lettera Crispi a re Umberto, 14 febbraio 1892: "Con gli accordi del 12 febbraio e del 24 marzo 1877 la Gran Bretagna, l'Italia e l'Austria-Ungheria s'impegnarono a non permettere che questo mutamento [nello statu quo del Mediterraneo] avvenisse, e in ogni caso si obbligavano a procedere d'accordo" '(Politica internazionale, p. 86). 47 PALAMENGHI-CRISPI, Politica internazionale, pp. 212-20-23-24-28-80. 48 Ibidem, p. 278. 16 BibliotecaGino Bianco

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