Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza con Crispi. 4 Quale motivo avrebbe avuto Crispi di parlare con Andrassy in maniera diversa da quella tenuta con Bismarck? Da Berlino, Crispi era andato a Londra per assicurare l'appoggio del governo inglese al governo italiano nella domanda del Trentino, dato che il governo di Vienna si annettesse la Bosnia-Erzegovina: ed anche il ministro degli esteri britannico, lord Derby, aveva rifiutato ogni appoggio per il Trentino, e aveva indicato l'Albania come terreno di compensi. 5 Da Londra, Crispi era andato a Vienna. Qui aveva trovato, il 12 otto– bre, una lettera del presidente del Consiglio, Depretis: Non occorre che ti preghi che a Vienna non bisogna parlare delle tue conferenze con Bismarck, ed usare la piu grande riserva. Il partito cattolico è a Vienna numeroso e potente, e non mancherà di stare attento ad ogni tuo passo e di pesare e raccogliere ogni tua parola per divulgarla. Riguardo alla conferenza con Andrassy, verrà certamente in discussione il possibile ingrandimento dell'Austria coll'annessione della Bosnia. Vedi di spiegare la posizione. del nostro governo. L'Italia ha bisogno di pace, desidera conservare relazioni amichevoli coi paesi vicini; le nostre simpatie sono per Andrassy; siamo disposti a fare ogni sforzo per mantenere le buone relazioni con lui; ma non saremmo capaci di dominare la opinione in Italia, in faccia ad un ingrandimento dell'Austria, senza com– pensi. Questa è la verità. Quello poi che avverrà in Italia, è difficile prevedere; ma è evidente che il Ministero attuale non potrebbe restare al suo posto. Converrà che tu usi molta moderazione di linguaggio, sia per un riguardo alla grande suscettibilità di Robilant, sia per non dar ragione al partito cattolico e militare di destare apprensione, che importa assaissimo di evitare: le tue parole sieno la espressione della franca tua opinione personale. Quello che ti dirà Andrassy ci servirà di norma. L'ambasciatore italiano Robilant aveva rincarato la dose, il 13 ottobre: Non è da farsi illusione: noi qui abbiamo nemici dappertutto, a Corte, nei part1t1 politici, nella stampa. A noi viene attribuita la causa di tutte le sventure austriache dal 1859 al 1866. Se noi vogliamo mantenere amichevoli relazioni con l'Austria-Ungheria, è assolutamente necessario che. non si faccia la menoma allusione ad aspirazioni annessio– niste in qualsiasi eventualità. Gli uomini di Stato austriaci non volevano, per il momento almeno, ammettere neppure la possibilità di una rettificazione della frontiera orientale. Risponderebbero senz'altro che queste questioni si decidono colle armi. E poiché la Germania, per suoi fini, intendeva di nulla fare, che potesse spiacere all'Austria, era una necessità sine qua non per l'Italia di non sollevare difficoltà di alcuna maniera. Il tempo, il tempo solo, poteva risolvere equamente per l'Italia una questione cosi delicata. 6 Il 14 ottobre, telegramma di Depretis: È necessario ti faccia conoscere che qui è giunta raccomandazione v1v1ss1madel De Launay, affinché a Vienna si usi la piu grande circospezione. Se ti riesce parlare con Andrassy, procura di stare sulle generalità, esprimendo la nostra simpatia, ma restando nella maggiore riserva in ogni quistione che possa sorgere fra i due Stati. Noi desideriamo nella questione orientale poter procedere d'accordo. · 4 Politica estera, p. 46. 5 CHIALA, Pagine di storia contemporanea, I, 285; SALVEMINI, La politica estera di Fran– cesco Crispi, Firenze, Soc. ed. "La Voce," 1919, pp. 20-1. 6 CHIALA, Pagine, I, 285-86. 272 BibliotecaGino Bianco

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