Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte prima capirebbe, senza una stipulazione di quel genere, come Pasquale Stanislao Mancini, ministro degli esteri italiano, avrebbe potuto dire alla Camera dei deputati nella seduta del 13 marzo 1883: Faccio voti che niun pericolo di esterne aggressioni sia giammai per rmnacc1are l'Italia; ma se quell'infausto giorno dovesse mai spuntare sull'orizzonte, allora la nazione italiana potrebbe meglio apprezzare, io credo, l'efficace presidio che l'intimità e la solidità dei nostri rapporti con le due potenze centrali apprestano alla nostra sicurezza. 14 Nessun impegno presero .0:el 1882 Austria e Germania riguardo alla questione balcanica e alla questione mediterranea. Ma, per quel che riguarda il Mediterraneo, esisteva fino da allora non sappiamo precisamente in quale forma, un'intesa italo-inglese, di cui Austria e Germania presero atto, 15 e in forza della quale è assai probabile che l'Inghilterra garantisse l'Italia contro ogni espansione della Francia verso la Tripolitania, mentre l'Italia assicurava all'Inghilterra la sua solidarietà nellà politica mediterranea. 2. La questi"one romana nel 1882 Nella Triplice del 1882, il guadagno della Germania e dell'Austria era rappresentato dall'articolo I del Trattato a tre, in cui l'Italia si obbligava a non entrare "dans aucune alliance ou engagement," che potessero esser di– retti contro l'Austria o la Germania. Fallita nella crisi orientale del 1875-78 la Lega dei tre Imperatori, Bismarck era stato obbligato a cercare in un altro sistema diplomatico e militare la garanzia della sicurezza internazionale dell'Impero germanico. E la pietra angolare della nuova combinazione fu costituita dal trattato del 7 ottobre 1879, col quale Germania e Austria si collegavano a mutua difesa contro una eventuale aggressione della Russia. Ma per guarire Bismarck da quello, che Gortschakow definiva il "cauchemar des coalitions," quel trat– tato non bastava. Se Austria e Germania si fossero trovate a lottare contro Russia e Francia, senza che l'Italia intervenisse contro le Potenze centrali, Bismarck si teneva sicuro della vittoria. Ma "se le aspirazioni dell'Italia venissero a minacciare i possedimenti dell'Austria sul mare Adriatico, e tenessero occupata H una parte delle forze dell'Austria, allora la lotta [ del blocco austro-germanico contro la duplice franco-russa] diventerebbe ine– guale. 1116 Quel che alla Germania e all'Austria, dunque, occorreva, era la sicurezza che l'Italia sarebbe rimasta almeno neutrale nella eventualità di una crisi generale. 14 Atti parlamentari: Camera dei deputati: discussioni: Legislatura XV, la sessione, p. 1920. 15 Fino dal 1891, l'on. Maggiorino Ferraris, parlando sul "Corriere della Sera" del 6-7 giugno, del trattato anglo-italiano promosso dal Robilant nel 1887, ha accennato che Robilant "si giovò dei cordiali rapporti iniziati da Mancini." Non si trattava solo di cordiali rapporti, ma di qualcosa di scritto, come risulta, in maniera indubitabile, dal carteggio. 16 Pensieri e ricordi, II, 236. 6 BibliotecaGino Bianco

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