Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza italiana sarebbe preziosa per la Germania; e il pericolo clericale era grave in Austria piu _ancora che in Francia; in queste condizioni, lasciare che l'Italia fosse indebolita hell'Adriatico da una espansione austriaca nella Bosnia, non sarebbe politica lungimirante pel governo germanico. Se nelle presenti difficoltà il Gabinetto di Roma fosse abbandonato a se stesso da quello di Berlino, l'influenza tedesca _in Italia subirebbe un grande tra– collo. L'autorità di Bismarck era onnipotente a Vienna: se veramente An– drassy pensava con ripugnanza all'annessione della Bosnia, un cenno di opposizione fatto da Bismarck avrebbe fatto traboccare la bilancia a favore dello statu quo. Mr. de Biilow était chargé de m'assurer, au nom du prince de Bismarck, de tout le prix qu'il attachait à des relations intimes entre l'Allemagne et l'Italie, dont la politique est appèlée à se rencontrer dans les intéréts les plus essentiels, et surtout pour déjouer les intrigues des cléricaux en France et ailleurs. En attendant, pour ce qui concernait les a.ffairesorientales, le Cabinet de Berlin ne saurait, dans sa position extremement délicate, s'écarter des régles de la prudence et d'une grande réserve. Il veut rester l'ami de ses amis, et il évite surtout de s'immiscer dans une question (Bosnie-Hérzegovine), qui n'existe pas pour l'Allemagne. Dans l'intéret de nos bons rapports, il vaudrait mieux ne pas en faire ici mention. 54 Non era ancora smaltito quest'insuccesso, e a Roma prendevano le misure per procurarsene un altro su proporzioni anche piu vaste. Il presidente della Camera, Francesco Crispi, non ignorava le difficoltà della diplomazia italiana; ma le attribuiva alla scarsa iniziativa del ministro e degli ambasciatori, piuttosto che ad ostacoli realmente insuperabili. Gli pareva impossibile che i governi di Berlino e di Londra non aiutassero il governo italiano nel difendere lo statu quo nell'Adriatico o pér ottenere compensi che mantenessero l'equilibrio delle forze fra Italia ed Austria; gli pareva impossibile che Bismarck non comprendesse quanto sarebbe stata utile alla Germania un'alleanza italiana di fronte alla Francia, e non con– sentisse in compenso ad appoggiare la politica italiana presso il governo di Vienna. Urgeva provvedere: ed egli si sentiva di garantire la riuscita, se il governo gliene agevolava i mezzi. 55 Melegari trovava inutile, anzi dannoso, il nuovo tentativo. Ma Depretis pensava fino dalla primavera a far parlare a Bismarck da qualche altra persona di fiducia, all'infuori di Launay. 56 Eppoi Crispi era uomo di volontà imperiosa e di amor proprio assai suscettibile: rifiutandogli l'inca– rico, Depretis correva pericolo di scontentarlo e farsen~ un avversario formi– dabile. Fra Melegari, che diceva no, e Depretis, che diceva s1, presero una via di mezzo. Il ministro degli esteri incaricò ufficialmente Crispi di met- 54 Pochi giorni dopo, nel settembre, Bismarck era informato della "intesa morale" austro– britannica e l'approvava: GoocH, Cambridge Hist. of British Foreign Policy, III, p. 19. ss CHIALA, Pagine, I, p. 271. . 56 Conversazione Farini-Chiala, 8 maggio 1892, in un appunto di mano del Chiala, nel car– teggio Robilant; cfr. CH!ALA, Pagine, II, p. 3. [Ricordato anche in DOMENICO PARINI, Diario di fine secolo, a cura di EMILIA MORELLI,Roma, 1961, I, 88.] 222 BibliotecaGino Bianco

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